Pubblicato il 07/02/2018
Un programma dinamico e incentrato sulla contemporaneità: Valdarno Jazz Winter Edition è iniziato il 4 febbraio aprendo i festeggiamenti di un ventennio di lavoro, ricerca e musica. Ne abbiamo parlato con uno dei direttori artistici, il sassofonista Daniele Malvisi.
Vent’anni e 31 edizioni, sono numeri importanti per il Valdarno Jazz Festival: la nuova edizione invernale è appena iniziata, ma faresti con noi un bilancio, emotivo e artistico, del lavoro fatto in questi anni?
“Siamo molto felici di aver raggiunto questo traguardo. Avere a che fare con dei musicisti di jazz è sempre entusiasmante e, personalmente, da musicista, mi sento sempre a casa. I ricordi e le emozioni sono troppe per fare una sintesi efficace. La cosa più bella che posso dire è che, alla fine, da tutti questi concerti sono nate delle belle amicizie, sia a livello artistico che umano. Ovviamente le difficoltà sono sempre tantissime e ogni anno pensiamo di non essere più in grado di replicare il festival. Fortuna vuole che da musicisti sappiamo improvvisare e in qualche modo le soluzioni fino ad ora siamo riusciti a trovarle”.
L’esordio del festival, con il Valdarno Jazz Collective, ha tratto ispirazione dai movimenti studenteschi del ’68: c’era un messaggio preciso dietro questa scelta?
“Assolutamente si, crediamo che i valori che stanno alla base di molti movimenti di protesta di quegli anni, in modo particolare quelli relativi al riconoscimento dei diritti umani e del diritto alla vita, siano argomenti molto attuali e crediamo ci sia bisogno di ribadire che certi diritti sono inalienabili e non possono essere travisati o dimenticati. La discriminazione, la violenza, la repressione non sono e non possono essere risposte ai disagi sociali e civili che stiamo vivendo ogni giorno”.
I concerti saranno sei, a cui si aggiungeranno altre attività collaterali, come masterclass e guide all’ascolto, e vedranno importanti protagonisti come Roberto Gatto, Alex Sipiagin, Francesco Cusa, Apocalypse Trio e Mirko Pedrotti Quintet. Un programma dinamico, energico, attento alle diverse sfumature del genere: tu e Scaglia come scegliete gli artisti? Seguite un percorso, un filo rosso che li unisca?
“Non ci sono regole precise, a volte seguiamo il tema sul quale viene programmata quella particolare edizione del festival, altre volte rimaniamo coinvolti nella musica di specifici musicisti, altre volte capitano delle coincidenze particolari e possiamo disporre della presenza di qualche particolare artista che si trova in zona. In sostanza, come succede con la musica, anche in questo caso capita spesso di improvvisare”.
Tu sei anche il rappresentante di MIdJ (l’associazione dei Musicisti Italiani di Jazz) in Toscana: è una regione capace di lavorare in sinergia?
“Nella nostra realtà abbiamo un grande contenitore degli eventi musicali che riguardano la regione: il Network Sonoro. Per molti aspetti è un’efficace strategia, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la regione stessa. Da altri punti di vista invece le cose sono più complesse: collaborare efficacemente con altre realtà della regione a volte può essere difficile anche perché esistono necessità dei singoli che sono molto legate al territorio dove operano certi organizzatori o certi musicisti. Ci stiamo lavorando…”.
Programma completo di Valdarno Jazz Winter Festival al link http://www.italiajazz.it/attivita/festivals-e-rassegne/valdarno-jazz-win…