Pubblicato il 11/09/2016
Ancora una volta ottimi risultati per il Peperoncino Jazz Festival, la rassegna calabrese guidata da Sergio Gimigliano che si è conclusa pochi giorni fa. Per conoscerla meglio ne abbiamo parlato proprio con il direttore artistico.
IJ: Peperoncino Jazz Festival è una delle rassegne itineranti di jazz internazionale più articolate nel territorio italiano (vincitore tra l’altro di un Jazzit Award). Quali sono le linee guida che la contraddistinguono?
Il Peperoncino Jazz Festival è giunto quest’anno alla sua 15° edizione consecutiva. La formula è sempre la stessa: un tour lungo ben due mesi, che quest’anno ha coinvolto 30 città, distribuite in tutte e cinque le province calabresi, e i Parchi Nazionali con la realizzazione di 60 concerti con artisti internazionali, nazionali e regionali.
IJ: Come mai la scelta di dare visibilità al jazz norvegese in questa edizione?
Il tutto è nato sette anni fa da una mia idea: ospitare una tre giorni di jazz scandinavo nel territorio del Parco della Sila, che ricorda molto quello norvegese. Da quella prima edizione siamo riusciti a instaurare una proficua collaborazione con l’Ambasciata di Norvegia a Roma. Siamo stati anche ospiti del governo norvegese a Bergen, in occasione del Nat Shell Jazz Festival.
Da allora abbiamo ospitato 21 formazioni scandinave, per lo più norvegesi. I concerti si tengono in location naturalistiche mozzafiato, ricordo in particolare quella dei “Giganti di Fallistro”, riserva biogenetica con pini secolari alti 40 metri, oggi bene FAI. Un’iniziativa resa possibile grazie al patrocinio dell’Ente Parco Nazionale della Sila.
Un evento nell’evento di cui siamo particolarmente orgogliosi, e il pubblico apprezza notevolmente il binomio Jazz-Natura, su cui noi abbiamo sempre puntato con convinzione.
IJ: In questi anni di attività così capillare sul territorio, come si sono evoluti il rapporto con il pubblico, lo scambio di energie con gli spazi coinvolti, la risposta delle istituzioni?
La maggior parte dei concerti del festival sono a ingresso gratuito e sono realizzati in location di grande fascino artistico e paesaggistico. Per noi anche la scelta dei luoghi fa parte integrante della direzione artistica. Su questo non siamo mai scesi a compromessi, vogliamo soddisfare tutti e cinque i sensi.
Nel tempo il rapporto col pubblico è notevolmente migliorato, sia in termini qualitativi che quantitativi. Molti appassionati ormai organizzano le loro vacanze estive e i loro itinerari in base al nostro cartellone e grazie al patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia e dell’Ambasciata degli Stati Uniti siamo riusciti a intercettare anche un pubblico straniero che, siamo certi, aumenterà nel tempo.
Nel rapporto con le Istituzioni c’è ancora tanta strada da fare, ma siamo fiduciosi. Il fatto che nei suoi 15 anni di storia il Peperoncino Jazz Festival sia passato da una tre giorni nella sola città di Diamante (mia città natale) a 60 concerti in 30 città diverse è un ottimo segnale.
IJ: Un bilancio su questa edizione appena conclusa?
In realtà la 15° edizione del festival terminerà a fine settembre con un importante appuntamento: la terza edizione del “Calabria Jazz Meeting”, congresso di tutto il jazz calabrese (artisti, organizzatori, jazz club, etichette e produttori discografici e professionalità varie). Ma mi fa piacere ora ricordare alcuni degli artisti più importanti che hanno calcato i palchi del Peperoncino Jazz Festival in questi ultimi due mesi, e che lo hanno reso ancora una volta un successo: Robben Ford, Kenny Barron, John Patitutcci, Bobby Watson, Peter Martin, Kurt Rosenwinkel, Jeremy Pelt, Joy Garrison, Jim Rotondi, Rick Margitza, Emet Cohen, Jon Balke, Trygve Seim, Akiko, Roberto Gatto, Gianluca Guidi, Walter Ricci, Daniele Scannapieco, Serena Brancale, Luca Aquino e tanti altri.
A questo punto non ci resta che augurare al direttore artistico e al suo staff buon lavoro per l’edizione 2017 di Peperoncino Jazz Festival!