Pubblicato il 29/11/2020
Il 2 dicembre verranno pubblicati i risultati della selezione di Nuova Generazione Jazz 2021. Il programma annuale di I-Jazz, sostenuto dal Mibact e da NuovoIMAIE, in collaborazione con MIdJ, nasce nel 2018 dalla volontà di allinearsi agli alti standard promozionali e qualitativi europei, seguendo attentamente le dinamiche del mercato musicale, con l’obiettivo di sostenere la promozione del talento emergente attraverso un programma di concerti nei maggiori festival e jazz club italiani ed europei, residenze artistiche e la creazione di un cd annuale, realizzato in collaborazione con ADEIDJ (associazione delle etichette indipendenti di jazz).
Le sei band vincitrici sono state selezionate da una commissione formata dal direttore artistico del progetto, Enrico Bettinello, insieme a Angelo Valori (vicepresidente di I-Jazz, musicista, compositore, direttore artistico di Pescara Jazz), Flavio Massarutto (critico e giornalista, Il Manifesto), Rosa Galbany (promoter Taller de Mùsics e JazzIAm, Barcellona), Lobke Aelbrecht (production manager JazzLab, Belgio) e le musiciste internazionali Sara Serpa e Kirke Karja.
In attesa di sapere quali saranno i gruppi vincitori, abbiamo raggiunto Enrico Bettinello con cui abbiamo parlato del progetto in maniera approfondita.
Come e quando nasce Nuova Generazione Jazz?
“Nuova Generazione Jazz nasce nel 2018 con l’obiettivo di promuovere la nuova scena jazz italiana a livello nazionale e internazionale. L’esigenza di avere degli strumenti in grado di sostenere le nostre musiciste e musicisti in uno scenario che si stava facendo di anno in anno più professionale e competitivo stava emergendo con sempre maggiore rilevanza e con I-Jazz abbiamo immaginato un progetto che ha incontrato il supporto (rivolto al ricambio generazionale) da parte del Mibact, cui si è aggiunto poi l’apporto di NuovoIMAIE e la collaborazione stretta con l’Associazione dei Musicisti di Jazz (MIdJ) e quella delle Etichette di Jazz (ADEIDJ), che produce ogni anno la compilation che raccoglie le musiche delle band selezionate.
Il progetto consente un supporto alle band sia per concerti in festival e rassegne italiane e europee, sia per momenti di showcasing, anche in questo caso sia in Italia (Milano, Novara, per il 2020 era prevista Bolzano che è stata spostata all’anno prossimo), che all’estero (Londra, Toronto, Stoccolma per il 2020 che è diventato 2021), occasioni che lavorano in modo felicemente complementare alla costruzione di opportunità di essere ascoltati e di costruire un’attività di networking”.
Cosa è cambiato in queste “nuove generazioni” di musicisti rispetto ai loro coetanei del passato?
“E’ sempre molto difficile – e a volte anche poco interessante se vogliamo provare a uscire dagli slogan – fare dei paragoni tra generazioni che si sono affacciate sulla scena in condizioni di produzione e fruizione sensibilmente differenti. E anche all’interno delle “nuove generazioni” – mi sembra che il plurale sia molto utile a raccontare quanto eterogenee siano in fondo le proposte – non è facile individuare delle caratteristiche comuni, anche se certamente l’alto livello qualitativo (dato da una formazione specializzata di qualità) e una certa capacità di aprirsi agli altri e di essere meno competitivi di alcuni fratelli maggiori sono elementi che mi pare appartengano abbastanza trasversalmente a tutti i protagonisti di questi primi anni di progetto.
La capacità di elaborare un proprio linguaggio – il programma si rivolge a musiciste e musicisti che scrivono materiale originale – che tenga costantemente conto della fluidità di lessici musicali della contemporaneità è un’altra caratteristica che queste generazioni condividono con i colleghi europei e c’è decisamente una minore derivatività dal linguaggio americano rispetto a, per esempio, chi emergeva negli anni ‘80 del Novecento”.
Quali sono i valori aggiunti di un programma come nuova generazione jazz? Quali strumenti offre ai musicisti?
Il valore del programma è creare delle opportunità. Il che significa, a livello italiano, la possibilità di essere conosciuti e programmati da festival che sono sparsi lungo tutta la penisola e che possono così promuovere gruppi nuovi su cui magari a volte non c’è abbastanza spazio per investire; a livello europeo, non solo poter suonare in luoghi come Reykjavik, Praga, Oslo, Budapest, Stoccolma, Zurigo, Cerkno, Porto, ma anche, attraverso gli showcase, farsi ascoltare da un numero di addetti ai lavori che difficilmente si raggiungerebbe.
Le opportunità sono, appunto, opportunità.
Nel senso che devono poi essere colte, coltivate, sviluppate, per consentire di avere una solida rete anche dopo il periodo di sostegno di Nuova Generazione Jazz. In questo senso stiamo immaginando sempre più – quest’anno era previsto lo facessimo a Bolzano, lo abbiamo fatto poi più generalmente attraverso una serie di webinar – di accompagnare gli artisti selezionati anche attraverso un percorso di crescita e di confronto con i professionisti del settore, di modo da avere ben chiare tutte le dinamiche di un mondo che è sempre più complesso, nonché di lavorare a sinergie con altre scene nazionali”.
La commissione che ha selezionato le sei band, anche quest’anno era formata da alcuni membri europei: quanto è importante avere uno sguardo internazionale?
“È fondamentale, non solo perché l’obiettivo è quello di far conoscere queste nuove generazioni in un contesto europeo – e quindi quel tipo di “sguardo prospettico” va attivato da subito – ma anche perché gli artisti agiscono ormai in un mondo iperconnesso in cui si incrociano contesti sempre mutevoli. Se pensiamo che nella commissione di quest’anno, oltre al vicepresidente di I-Jazz Angelo Valori (che è anche un affermato musicista), al critico Flavio Massarutto e a me, erano presenti personalità del calibro di Lobke Aelbrecht (Belgio, Jazzlab), Rosa Galbany (Spagna, Tallers de Music), Kirke Karja (pianista estone) e Sara Serpa (cantante portoghese della scena newyorkese), si ha già la netta percezione di opinioni, approcci e idee davvero variegate.
Anche perché giustamente all’interno dello scenario europeo troviamo gusti e visioni che non sono omogenee: alcuni festival sono più avventurosi, altri più legati a sonorità consolidate, certe rassegne prediligono proposte di taglio internazionale, altre magari si aspettano dai musicisti di un certo paese delle “caratteristiche nazionali” (elemento che era rilevante nel jazz europeo di qualche decennio fa e che è ora in parte ridimensionato)… per cui la varietà delle proposte è sempre una buona prospettiva”.
Cosa ti aspetti per il 2021?
“Sperando che le condizioni sanitarie lo consentano, il 2021 segnerà il periodo nel quale verranno recuperati alcuni concerti e gli showcases dedicati alle band selezionate per il 2020, oltre a un primo anno di circuitazione italiana per le band che sono state selezionate per il 2021, che poi andranno sulla scena internazionale l’anno successivo. Contiamo di mantenere questo schema “biennale”, nato un po’ per esigenze Covid ma in realtà funzionale a un più attento accompagnamento delle band, anche per i prossimi anni.
Siamo tutti, musicisti e operatori, vogliosi di riprendere le attività, di riprendere la possibilità di esibirsi e di incontrarsi e credo lo meritino tutti, in particolare i musicisti che sono stati selezionati per il 2020 e che hanno avuto la sfortuna di capitare in un anno così complicato, ma e cui teniamo in modo particolare, non solo perchè sono proposte musicali di grande qualità, ma perché è giusto possano farsi conoscere con le stesse possibilità degli altri”.