Pubblicato il 11/09/2023
Il percorso di Nuova Generazione Jazz continua dopo un primo biennio di crescita e successo. Presentati i nuovi nomi sostenuti da I-Jazz nel 2024.
Evita Polidoro // NEROVIVO, Jacopo Ferrazza Wood Tales, Valentina Fin Cohors e Wasted Generation sono le band selezionate per la nuova annualità di Nuova Generazione Jazz, il progetto dedicato al ricambio generazionale organizzato e promosso da Associazione I-Jazz con il supporto del Mic e il sostegno di NuovoIMAIE. La musica italiana suonata, scritta e pensata dai giovani jazzisti italiani è al centro di questo programma che dal 2018 coinvolge e promuove, ogni anno, oltre 20 musicisti e musiciste in Italia e all’estero.
Le quattro band scelte da una commissione di esperti e curatori, presieduta dal Vicepresidente di I-Jazz Angelo Valori (dir. Artistico di Pescara Jazz), sono le principali destinatari delle molteplici azioni in programma: Italian Jazz Day, una speciale vetrina europea; un’adeguata circuitazione di concerti in Italia, grazie al supporto dei festival associati a I-Jazz, e all’estero, in alcuni prestigiosi jazz club e rassegne europee; l’organizzazione di residenze artistiche; una speciale vetrina promozionale italiana; un adeguato programma di tutorship che affiancherà i musicisti nel percorso professionale.
Le band scelte dimostrano ancora una volta come la dimensione del jazz italiano risulta, negli ultimi anni, tra le migliori scene musicali mondiali, non solo per standard qualitativi ma, soprattutto, per capacità espressive e creative, motivo per cui viene considerata tra le eccellenze a livello continentale. Promuovere e diffondere giovani artisti italiani, quindi, è diventato un obiettivo fondamentale e centrale per la crescita del nostro settore nel mondo e quindi una priorità per il lavoro dell’associazione capace di trovare, in un panorama come quello attuale, grazie anche alle positive collaborazioni attivate, gli strumenti per una adeguata promozione dei giovani musicisti italiani nel mondo.
Conosciamole nel dettaglio:
Evita Polidoro // NERVOVIVO
Evita Polidoro (composizioni, batteria, voce ed elettronica), Davide Strangio (chitarra, voce), Nicolò Faraglia (chitarra)

NEROVIVO è l’insieme delle idee che nascono dalla creatività di Evita Polidoro. Dall’incontro con Nicolò Faraglia e Davide Strangio ne è scaturito il suono ideale, il giusto connubio tra silenzio e musica. L’ascolto e la sperimentazione sono alla base del trio, poiché la formazione inusuale spinge alla ricerca timbrica e compositiva.
“Nerovivo è quello che mi passa per la testa. È il contrasto continuo nel vivermi la vita: nero i giorni dispari e vivo i giorni pari” (Evita Polidoro).
Evita Polidoro dopo essersi diplomata in teoria e solfeggio al conservatorio di Torino inizia ad avvicinarsi alla batteria. Dal 2015 al 2018 frequenta il triennio accademico alla Fondazione Siena Jazz dove studia con Fabrizio Sferna e Alessandro Paternesi.
L’estate del 2021 si rivela un tripudio di sorprese: viene scelta per accompagnare il tour italiano di Dee Dee Bridgewater affiancata da Claudio Filippini, Mirco Rubegni, Michele Polga e Rosa Brunello e viene chiamata da Miguel Zenon in sostituzione di Nasheet Waits per il concerto targato Siena Jazz con Shai Maestro, Avishai Cohen e Matt Penman al rettorato di Siena.
Jacopo Ferrazza Wood Tales
contrabbasso solo

Si chiama Wood Tales, il nuovo album per solo contrabbasso di Jacopo Ferrazza, uscito venerdì 5 febbraio 2021. Interamente registrato nel precedente autunno durante la seconda ondata di Covid, Wood Tales è un progetto che rivela il proprio quid nella ricerca di un’indipendenza sonora e di un’identità ritmica, armonica e melodica, nonché timbrica, unicamente supportata dall’uso della voce e dell’archetto. È un dialogo a due, intimo e riservato, senza filtri o artifici, dove la premeditazione lascia spazio all’intuizione, all’istinto di cercare e scoprire ogni singola nota, sfruttando tutte le venature dello strumento.
Tra composizioni originali e arrangiamenti, tra canzoni e standard jazz, che spaziano da Fabio Zeppetella (Choro Pra Gianlu) a Enrico Pieranunzi (Les Amants), passando per i Beatles e la conclusiva A New World, unico brano, nota a margine, frutto di sovraincisioni. E in fede di questo personalissimo “stato dell’arte”, permangono puntuali le influenze di Charlie Haden, Ray Brown, Larry Grenadier, così come i riferimenti a John Patitucci e ad Ares Tavolazzi, non a caso autori delle note di copertina di questo disco.
“Avevo bisogno di tornare alle radici – sostiene Ferrazza – per non perdere il contatto con la terra e con la realtà, incarnata in questo caso dal suono vero, sincero e anche sporco del legno“. Wood Tales risponde, quindi, a un richiamo, a un’esigenza di autenticità, dove quel che conta è anche la consapevolezza dell’imperfezione come valore di unicità. Lo strumento, viene messo completamente a nudo, regalando nuove gamme di colori e sfumature non più così nascoste. Ed è in questa nuova esperienza personale e artistica che il percorso musicale di Jacopo Ferrazza segna una nuova tappa fondamentale da cui è impossibile tornare indietro.
Valentina Fin COHORS
Valentina Fin (composizioni e voce), Marcello Abate (chitarra), Marco Centasso (contrabbasso), Federico Pierantoni (trombone), Luca Cescotti (viola da gamba), Marco Luparia (percussioni)

“COHORS” nasce da un progetto della cantante e compositrice Valentina Fin, commissionato e organizzato dall’Associazione Culturale 4’33” presso la Fondazione Palazzo Te di Mantova con la partecipazione del Liceo Coreutica Carlo D’Arco e Isabella d’Este di Mantova.
Il progetto è volto a valorizzare la pratica dell’improvvisazione in un confronto virtuoso tra il jazz, che ne fa uno dei suoi valori fondativi, e la tradizione musicale delle corti europee del rinascimento. L’intrecciarsi di generi, apparentemente così diversi, ma di fatto uniti dalla componente improvvisativa, viene valorizzato da un approccio multidisciplinare che include la danza, oltre ad un ensemble di musicisti provenienti musicalmente da entrambe le tradizioni. Nell’improvvisazione comporre e interpretare avvengono contemporaneamente: l’improvvisazione è un gesto che accade nell’istante e l’apprendimento avviene sul campo attraverso prove ed errori e si sviluppa nell’azione. Nel momento di una performance improvvisativa, si sviluppa un coinvolgimento completo tra corpo e strumento. Così anche il corpo si fa strumento partecipando alla pratica grazie al senso di libertà, di mobilità e d’immaginazione tipici della danza. È quindi una pratica partecipativa che favorisce un coinvolgimento vero del pubblico.
Partendo da 4 brani musicali, provenienti da alcune delle corti europee più attive nel rinascimento, veri e propri centri di produzione musicali dell’epoca quali Londra, Mantova, la Napoli Aragonese e le Fiandre, i musicisti lavorano non solo sulla rielaborazione del materiale di questi grandi compositori di corte rispettivamente Monteverdi, Purcell, Gesualdo e Orlando di Lasso, ma creano un vero e proprio viaggio musicale alternando parti scritte a parti improvvisate con momenti di conduction. Lo scopo del progetto è quello andare oltre una semplice trasposizione in jazz della musica antica. L’integrazione di musicisti che hanno percorsi artistici e di studio differenti, permette di fondere i diversi punti di vista dei protagonisti in un’esperienza creativa nell’ottica di una fertile contaminazione artistica. La stessa contaminazione multidisciplinare che caratterizzava le corti rinascimentali, centri di propulsione e di scambio culturale.
L’intento del progetto è quello di creare una connessione tra gli scambi culturali nell’Europa contemporanea così come accadeva nell’Europa del Rinascimento, un’Europa unita dall’arte, dalla musica, dalla danza grazie agli artisti che venivano accolti e si muovevano di corte in corte, di città in città. L’improvvisazione, in un contesto come questo, diventa la pratica che riesce ad unire tradizioni diverse, strumenti originali e movimento in un’unica esperienza e in un unico spazio, originariamente quello di Palazzo Te di Mantova, sede di una delle più prolifiche corti del Rinascimento italiano. Il collante tra i diversi stili musicali è affidato alla voce di Valentina Fin che riesce con la sua tecnica a rendere attuale uno stile che si riscontra nella pratica vocale della musica antica.
Wasted Generation
Iacopo Teolis (tromba), Gabriel Marciano (sax alto), Vittorio Solimene (pianoforte), Giulio Scianatico (contrabbasso), Cesare Mangiocavallo (batteria)

“Wasted Generation”, ovvero “generazione sprecata, buttata” è il nome che questo collettivo di giovanissimi musicisti hanno scelto per un progetto che riesce ad incarnarli al meglio.
“Teniamo a sottolineare questo aspetto identitario poiché, nonostante gli aggettivi non promettano nulla di buono, il termine “generazione” è ciò che più ci accomuna. Siamo tutti dei giovani nati tra gli anni ’96 e 2000 che hanno sentito l’esigenza di interfacciarsi tra di loro, provando a dar vita ad una nuova comunità, forse meno matura anagraficamente, ma pregna di idee, di valori e, soprattutto, di personalità”. Un nome quindi che è uno smacco a chi ancora crede che la nuova gioventù non abbia nulla da dire, sia pigra e povera di ideali, che sia solo in grado di sognare, senza riuscire a conferire ai sogni neanche una parvenza di realtà.
Wasted Generation nasce nel 2019, anno di evoluzione e crescita personali, in cui le idee, gli ascolti, la passione per il jazz e la sua contemporaneità si sono trasformati in un percorso musicale comune ancora in crescita. Il 26 maggio del 2023 esce il primo disco del gruppo “Wasted Generation – Introducing” (Gleam Records) e ci porta da subito all’interno del vissuto di questi giovani musicisti e compositori: ad esempio, “Timothy Treadwell”, composto dal batterista Cesare Mangiocavallo, è ispirato alla storia del noto animalista omonimo, figura eccentrica che fece scalpore tra gli anni ’90 e i 2000 per aver vissuto tutte le estati di tredici anni insieme agli orsi grizzly e che a causa di questi ultimi andò incontro ad una tragica morte; “Ce Sta er Tramonto” è invece una composizione di Iacopo Teolis, dedicata al suo mentore Carlo Conti, sassofonista romano recentemente scomparso; “NHK”, composizione del pianista Vittorio Solimene, è dedicata al protagonista di una serie tv, il quale abbandona l’università e si chiude in casa senza uscire per anni. Attribuisce la colpa del suo fallimento alla NHK, radio giapponese che lui, in realtà, considera un complotto per tenerlo chiuso in casa. Il brano vuole rappresentare il tormento del protagonista, attraverso una breve melodia volta ad indicare il piccolo spazio in cui egli si confina, senza riuscire ad uscirne.