Pubblicato il 01/08/2022
Sono dodici i comuni nel nord Sardegna pronti a ospitare la ventiduesima edizione del festival Musica sulle Bocche, manifestazione organizzata dall’associazione Jana Project con la direzione artistica di Enzo Favata, in programma dal 3 al 21 agosto. Un cartellone variegato pensato non solo per gli estimatori del jazz ma anche per tutti gli amanti della musica di qualità, con protagonista il grande jazz internazionale e una terra con panorami mozzafiato che “andrebbero ammirati ascoltando A love supreme di John Coltrane”. Un viaggio che ci racconta, a poche ore dal taglio del nastro, il suo direttore artistico.
Musica sulle Bocche in 22 anni oltre che uno dei festival internazionali di jazz più importanti della Sardegna, è diventato anche un potente attrattore turistico, come ci siete riusciti?
C’è una particolarità che ha reso Musica sulle Bocche unico nel suo genere, abbiamo eliminato la barriera tra la musica e il pubblico: il palco. Abbiamo scelto palcoscenici naturali, con spettacoli al tramonto e soprattutto all’alba. È diventato un attrattore turistico, perché siamo stati degli apripista, sperimentatori, abbiamo cominciato portando la musica jazz a Santa Teresa, un luogo lontano da qualsiasi influenza artistica di un certo tipo, prettamente balneare, rendendola una delle sedi più importanti del jazz internazionale, e lo abbiamo fatto per diciotto anni, attirando turisti che volevano unire alla bellezza dei posti, il fascino della musica jazz. Abbiamo introdotto nel festival, quando ancora non lo faceva praticamente nessuno, l’idea delle produzioni originali legate alla musica tradizionale e il jazz, abbiamo introdotto principi come la musica jazz raccontata ai bambini, abbiamo innovato tanto. Poi andando via da Santa Teresa abbiamo provato a invertire il ragionamento, assumendoci il rischio di promuovere un progetto culturale nuovo: portare la musica jazz lontano dalle mete tradizionali del turismo balneare, ma altrettanto belle, ricche di suggestione per i loro paesaggi e monumenti straordinari.
Per l’avvio dell’edizione 2022 si torna sulle Bocche di Bonifacio, dove è iniziato ventidue anni fa, con una serata particolare e un debutto decisamente importante. Ci racconti cosa succederà il 3 agosto?
Esordiamo con due progetti speciali il 3 agosto. Il primo riguarda la SeuinStreet Band, un gruppo di quaranta elementi che vengono da Seui, un piccolo paese della Sardegna, molto legata al jazz, che stiamo coccolando, apriranno proprio loro con una parata lungo le strade di La Maddalena. La sera invece in un teatro creato all’interno di una ex fortezza militare incastonata nelle rocce levigate dal vento proveniente dal mare, si esibirà The Maverick Orchestra. Già la location ci piace: un luogo legato alla guerra che ora ospita spettacoli ci fa pensare alla pace.
Musica sulle Bocche, non solo ospita musica ma la produce da più di vent’anni e al suo interno nascono progetti, che spesso varcano i confini dell’Isola e dell’Italia diventando internazionali. The Maverick è uno di questi. Un progetto intergenerazionale, che coinvolge sette musicisti, Alfonso Santimone. Anais Drago, Pasquale Mirra, Danilo Gallo, Mirko Cisilino, Marco Frattini, e a dirigerlo ci sono io. Maverick erano i capi di bestiame non marchiati, liberi, per estensione significa anticonformista, cane sciolto, ed è proprio questa l’idea: ognuno esprime la sua creatività secondo la propria cifra espressiva. Il progetto ha già in programma un’uscita discografica nel prossimo anno con la prestigiosa Clean Feed Records, sono certo che se ne sentirà parlare a lungo.
Un programma vastissimo in cui spiccano alcuni Tributi importanti: cosa puoi anticiparci?
È nota nella storia del jazz, la passione di Miles Davis per Jimy Hendrix e non solo sua, lo è di tutti, anche la mia. E quando ho saputo che un trio speciale composto da Roberto Gatto, Pierpaolo Ranieri e Andrea De Luca, facevano questo tributo a Hendrix, ho deciso di portarli al festival. E poi De Andrè e il jazz: mi è piaciuta l’idea di questo gruppo affiatato che riprende la musica di un artista importante, che amava così tanto la Sardegna. Abbiamo il Tributo a James Taylor “E se James Taylor fosse stato un jazzista” di Stefano Nosei, ormai sardo d’adozione, che oltre a essere un noto comico è un chitarrista raffinatissimo. La musica di James Taylor è stata rivisitata molte volte, basta ricordare Michael Brecker protagonista di un “solo” di una delle sue belle canzoni; in questo spettacolo ho voluto coinvolgere un un musicista di altissimo livello come Marcello Peghin, chitarrista fondamentale nel panorama jazz della Sardegna, ma anche dell’intero paese. Infine avremo un Tributo a Lucio Dalla. A dieci anni dalla sua morte sarà il trio Servillo, Girotto, Mangalavite a celebrarlo in un luogo davvero magico, oltre che un’oasi naturalistica incantevole come l’isola dell’Asinara che, oltre a un carcere di massima sicurezza, nel 1985 ha ospitato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le loro famiglie, quando i due magistrati prepararono in sicurezza il più grande processo alla Mafia mai celebrato.
Due ospiti che pensavi di non riuscire proprio ad avere quest’anno al festival e invece..
Sicuramente Trygve Seim, uno dei più grandi sassofonisti contemporanei. Gli appassionati lo conoscono bene, di un gusto unico, un sound speciale, arriva dalla Norvegia, un paese con cui ho un legame particolare, ci sono stato tantissime volte. Un altro artista che non speravo di poter avere è Kristjan Randalu, un pianista tra i più importanti nel panorama europeo, nonostante la giovane età, che suona con lo stesso Trygve. A Castelsardo, invece, ci sarà Nils Petter Molvaer, un’altra bella sorpresa. Non immaginavo di riuscire a portare questo ‘mondo nordico’ in Sardegna quest’anno, invece ci sono riuscito.
Protagonista del concerto all’alba è il pianista Fabio Giachino: una scelta all’insegna di..?
In realtà l’alba ha due protagonisti. Ogni anno tengo molto a raccontare la musica della Sardegna, quella tradizionale, arcaica, che mi ha dato l’anima e l’ispirazione per tanti progetti nel corso di trent’anni. Si tratta del Coro a cuncordu di Cheremule che farà un concerto davvero speciale. Abbiamo sviluppato un percorso sui bastioni di Castelsardo che parte alle 5.45 del mattino, un concerto itinerante che si sposta negli angoli più suggestivi, di fronte al mare. Si tratta di uno dei momenti più toccanti e coinvolgenti del festival. Non è jazz, certo, ma il messaggio che vogliamo mandare è che il jazz si alimenta di tanti linguaggi differenti che poi i jazzisti reinterpretano, io per primo ne sono un esempio. Vogliamo portare anche le musiche delle origini, nude e crude. Si dice che i viaggiatori usassero le stelle per orientarsi e per esplorare nuovi luoghi, ecco anche la musica è una stella da seguire, che conduce sicuramente a bei momenti da ascoltare. La musica buona arriva sempre, ci sono due tipi di musica, quella buona e quella che non arriverà mai.
Fabio Giachino è un vero talento, sono contento di averlo, si tratta del frutto di una collaborazione con ItaliaJazz, e questo rispecchia lo spirito di Musica sulle Bocche, le collaborazioni, le condivisioni, le cose fatte insieme sono sempre gradite. Le albe sono un elemento fondamentale del festival, le abbiamo introdotte nel 2003. Prima di noi le facevano in Trentino, in montagna, faceva molto freddo. Quando le abbiamo proposte a Santa Teresa, abbiamo avuto un riscontro enorme fin da subito, non ci aspettavamo che sarebbe venuta tanta gente, e anche ora dopo quasi vent’anni rimane uno degli appuntamenti più attesi.
Non solo musica in programma: cosa puoi dirci di “Mediterraneo e le origini del mito?”, che ti vedrà ‘sul palco’ con Mario Tozzi?
La capacità di improvvisazione di Mario Tozzi nel raccontare è pari a quella dei jazzisti, il suo storytelling ha dei ritmi incredibili, quando saliamo sul palco si fa trasportare dal ritmo dalla musica. Se fosse stato un musicista sicuramente sarebbe stato un trombettista. Sa perfettamente quando è il momento delle pause e di lasciare spazio alla musica. Ci conosciamo ormai da più di vent’anni, da otto portiamo in giro per l’Italia questo spettacolo, super collaudato. E il successo è proprio dovuto al fatto che entrambi siamo animati dallo spirito del jazz: un linguaggio, un modo di comunicare in evoluzione perpetua, che non si può controllare. Non saprai mai cos’è il jazz se ti chiedi che cosa è. Quando pensi di averlo, capito, inquadrato, è già un’altra cosa. Quindi perché non sperimentare il jazz col racconto dell’evoluzione e dei cambiamenti delle ere geologiche, anche loro seppure lentissime in perpetua evoluzione?
Il jazz italiano e i giovani talenti: i ‘tuoi’ nomi da non perdere di vista?
Nella Maverick Orchestra suona Anais Drago, che per me è una vera ‘Maverick’ del jazz italiano, un grande talento. Tra i giovani promettenti considero più interessanti i giovani che si esprimono con un linguaggio più trasversale che accademico. Uno di loro sarà qui a Musica sulle Bocche, si chiama Matteo Mancuso, in poco tempo il suo nome ha già fatto il giro del mondo, palermitano, classe 1996, è un artista poliedrico, seguitissimo sui social per la sua originalità. E poi Mirko Cilisilinio, un altro componente della Maverick Orchestra, grande trombettista friulano, che ho tenuto d’occhio fin da quando aveva 18 anni. Forse il jazz nuovo italiano è un po’ autoreferenziale, ma sicuramente è positivo il fatto che i giovani si confrontino con le vecchie generazioni di jazzisti italiani che hanno ancora tanto da dire, possono nascere bellissime collaborazioni.
Una domanda ‘personale’: il panorama o il luogo più jazz della tua Sardegna? Da contemplare ascoltando..?
Un luogo? La Sardegna è tutta jazz, è un continente jazz! Musica sulle Bocche ha proprio questo compito: far scoprire la Sardegna attraverso la musica. Ti fermi, ascolti la musica, percepisci il vento e ammiri il panorama, in fondo il panorama è una cosa che sta anche dentro di noi. Ci sono scorci della nostra meravigliosa terra che andrebbero ammirati ascoltando A love supreme di John Coltrane. Ti posso citare la Valle della Luna; il Castello di Valledoria; e ancora La Madonnetta, un posto mistico, in mezzo alle rocce, che guarda dritto alle Bocche di Bonifacio dove c’è una piccolissima cappella dove suonerà Anais Drago; e poi Punta Tegge, dove suonerà Pasquale Mirra, rocce bianchissime che si stagliano contro l’azzurro del cielo e il turchese del mare e quando comincerà il concerto, al tramonto tutto si infuocherà, e sarà jazz.
Link al programma Musica sulle Bocche 2022
Scheda socio I-Jazz Jana Project