Pubblicato il 07/04/2023
Appartengo alla generazione che le chiamava compilation, non playlist, e che non le componeva con iTunes o Spotify, ma da LP a C-60. Se una sequenza non andava bene, bisognava riavvolgere e registrare di nuovo, ma la qualità peggiorava già dopo la prima volta. Non sono un musicista, e i palati più raffinati lo avvertiranno, e sono andato letteralmente ad occhi chiusi, ovvero ascoltando la successione dei brani per “sentire” se filava. Dentro c’è un pò di tutto, sintetizzabile in rigore e libertà, jazz netto, deciso e contaminazioni disparate e lontanissime. Mostri sacri di ieri e di oggi, nuove progetti pieni di originalità e coraggio. Tanti nomi illustri, e tanti noti solo a noi. Forse ho giocato troppo facile, ma non posso farci niente … I’m easy, easy like sunday morning.
Michele Macchiagodena, direttore artistico del Termoli Jazz Festival
1. The Bottle
Iniziamo con Gil Scott Heron … uno, dos … uno, dos, tres, quatro. Una delle prime black song che ho ascoltato e che, anni dopo, mi ha aperto la mente verso le contaminazioni funk e hip hop.
2. Askim
Kamasi Washington è immenso, anzi epico come il suo triplo, monumentale disco. Uno dei sogni proibiti per il mio festival.
3. Je so pazz
Volli Serena Brancale nella seconda edizione del Termoli Jazz, e sedusse il pubblico con la sua carica ed energia. Esprime tutta se stessa arrangiando e cantando questa cover di Pino Daniele.
4. Galaxy
Alfa Mist lo ascolto quasi ogni giorno, incarna tutte le componenti del mio jazz mix preferito. Qui nella reinterpretazione di Galaxy di Freddie Henderson.
5. Jubiabà
Rosa Brunello ha trainato con una forza incredibile il concerto in cui accompagnava Enzo Favata e la sua superband di The Crossing al Termoli Jazz 2020. Il brano, tratto dal suo ultimo progetto tratto da “Sounds like Freedom”, ci tira verso la prima sensibile deviazione verso suoni diversi.
6. Guide to Poison Tasting
Se dico che C’Mon Tigre sono la band italiana più originale di sicuro sono di parte, visto che ho cercato per anni di averli al Termoli Jazz e ci sono riuscito, nel 2022. Con il video di questa “guida per assaggiatori di veleni” si sono aggiudicati anche un prestigiosissimo premio internazionale.
7. hiver
Iosonouncane per me è stata una rivelazione. Forse uno dei brani più lontani dal jazz della mia già ‘scollata’ playlist. Un’atmosfera malinconica come la melodia e un disperato ‘esperanto’.
8. Living Frost
Una delle band più interessanti della nuova scena inglese. I Mammal Hands nella loro proposta ‘ambientale’, di nome e di fatto, in un mix puro, acustico, asciutto.
9. Gomorra
Grandi giovani italiani in questo brano. L’ho scelto perché l’interplay tra voce e tromba, ma soprattutto tra il drumming di Francesca Remigi e i fiati di Federico Calcagno, ci dimostrano quanto sia forte la nuova generazione jazzistica della nostra bella Italia.
10. E Sò Cuntento ‘E sta’ – Remastered 2008
Giro di boa, in pieno golfo di Napoli. Pino e basta. Non oso dire niente su questo brano, questo disco e su di lui.
11. Riverfest
La parità di genere in questa band non viene rispettata … e meno male. Nubya Garcia e Nerija sono un altro sogno proibito per il Termoli Jazz.
12. La vedova nera
Il contrabbasso è uno strumento pesante e voluminoso, ma non spaventa le donne, anzi in questo caso lo fai lei. Caterina Palazzi è la prova del grande feeling che c’è tra donne e contrabbasso. Tra le ‘mire’ del Termoli Jazz con il suo interessantissimo quartetto.
13. Modular Circles
Alessandro Sgobbio è un giovane ma già maturo pianista italiano, che vive al nord e si sente. Un brano di profonda introspezione e algide atmosfere, con una leggerissima ‘brina elettronica’.
14. Child Song
Altra band proveniente dalla scena nujazz inglese, tra le mie favorite. L’atmosfera dei Cinematic Orchestra è perfettamente riconoscibile e ti avvolge senza speranza.
15. Cliroy
Pazzeschi, coinvolgenti, un ensamble trascinante come pochi. Snarky Puppy sono il jazz americano più attuale e moderno, non credo che si possa dir altro e, dal vivo, sono strepitosi.
16. Dark Honey (4TheStorm) feat. Makaya McCraven
Ashley Henry è bravo come Robert Glasper o è solo una mia impressione? Qui con Makaya McCraven, l’ho scoperto qualche anno fa e lo tengo d’occhio, anche per il Termoli Jazz.
17. Song for My Father
Un classico standard di Horace Silver, uno dei musicisti più iconici dell’hardbop. Mi sembra il ‘sacro calice’ più adatto a essere inserito in questa playlist. La dedico anch’io a mio padre.
18. Angel Eyes
Ron Carter e Daniele Cordisco. Un mostro sacro e un ‘prodotto locale’ della mia regione, di cui sono orgogliosamente amico.
19. Maiysha (So Long) feat. Erykah Badu
Dulcis in fundo o quasi … Robert Glasper, per me oggi nessuno è come lui, con un’icona del soul in una suadente cover di un brano di Miles Davis.
20. Part 8
Keith Jarret. No more words.
Il Termoli Jazz Festival nasce nel 2014 e sin dall’inizio ha scelto di puntare sulla ricerca, presentando sempre nuovi progetti e linguaggi musicali, in particolare vicini alla musica afroamericana. In pochi anni il festival è diventato un punto di riferimento della programmazione culturale e musicale della città di Termoli, attirando sempre più spettatori, anche da fuori regione. Questo grazie a una programmazione che ha coinvolto artisti di calibro nazionale e internazionale, che si sono esibiti, edizione dopo edizione, nella splendida location di Piazza Duomo.