Pubblicato il 31/08/2023
Edizione numero 43 per l’Open Papyrus Jazz Festival d’Ivrea che ha scelto come tema di quest’anno: Tutti i colori del mondo. Omaggio a Rosa Parks. In programma dal 6 al 9 settembre e organizzata dall’associazione musicale Music Studio, la manifestazione da anni ha scelto di fondere insieme musica, letteratura, pittura e fotografia, proponendo al suo pubblico un’esperienza di reale contaminazione. Per saperne di più abbiamo raggiunto Massimo Barbiero, batterista, percussionista e direttore artistico del festival.
L’edizione 2023 dell’Open Papyrus Jazz Festival è dedicata a Rosa Parks. Un omaggio importante e significativo: da dove sei partito per costruire il programma?
Dalla necessità di rivendicare nella musica, come nelle arti o se vogliamo nella vita il bisogno di cercare nell’altro il motivo della nostra esistenza. Ho scelto come ‘parole chiave’ di questa riflessione: la diversità, l’incontro, la ricerca, ma anche il bagaglio di esperienze emerso nel nuovo cd Gulliver, l’idea di un viaggio nel mondo. Credo che sia sempre più urgente comprendere che la ‘diversità’ è una risorsa, e che solo così il mondo possa diventare infinito.
A proposito del nuovo progetto Gulliver: cosa dobbiamo aspettarci dal concerto di venerdì 8 settembre?
Sul palco del cortile del Museo Garda ci ritroveremo con Maurizio Brunod, Danilo Gallo e, nella veste di special guest, Roberto Ottaviano. Il progetto Gulliver, il secondo realizzato dal nostro trio, è uscito qualche mese fa per Jando Music e raccoglie brani popolari che arrivano da ogni parte del mondo: norvegesi, cinesi, irlandesi, dalla tradizione pugliese e anche da quella etiope. Brani che vengono rivisitati in chiave jazz e che ‘disegnano’ un vero e proprio viaggio musicale attorno al mondo; da lì il titolo Gulliver. Per il concerto a Ivrea, Roberto Ottaviano ci è sembrato l’ospite perfetto.
E proseguendo sul tema omaggi: cosa puoi anticiparci del concerto di Rossana Casale dedicato a Joni Mitchel?
Alla base c’è il tentativo di contaminare musica e tradizioni. La mia, ma credo nostra paura, è quella di diventare troppo autoreferenziali, ecco perché abbiamo sempre costruito programmi che tenessero conto della qualità, ma anche di amalgamare l’intero programma, all’insegna della contaminazione appunto. E l’omaggio a Jony Mitchell proposto da una cantante come Rossana Casale, va proprio in questa direzione.
E’ il bisogno di creare convivio e non scivolare, come vedo spesso, in programmi troppo free o in antitesi be bop, quasi a negar l’uno l’altro. Nei miei progetti artistici ho sempre cercato di esorcizzare il rischio di comparti o schieramenti, serve la qualità, l’onestà.
Nel programma del festival ci sarà spazio anche per le presentazioni di libri, cosa ha guidato la scelta dei titoli
Il volume di Luigi Onori, Abbey Lincoln. Una voce ribelle tra jazz e lotta politica (Edizioni L’Asino d’oro), era perfetto per questa edizione del festival. Abbey Lincon è stata una figura importante negli anni delle battaglie portate avanti da Rosa Parks, da Martin Luther King, gli anni di maggiore attività delle Black Panther. Come non pensare ai suoi dischi, titoli fondamentali, quelli con Roach in primis. Ma sono molto soddisfatto anche di aver inviato in questa edizione dell’Open Papyrus Jazz Festival Guido Michelone, che presenterà il suo ultimo lavoro, Il Jazz e l’Italia. 100 musicisti si raccontano (Edizioni Arcana). Pagine dedicate ai jazzisti italiani e al loro rapporto con l’improvvisazione.
E cosa puoi dirci sulle mostre in programma?
La mostra fotografica Immaginare la musica di Luca d’Agostino e Luciano Rossetti, di recente ospitata a Roma, rappresenta oltre l’alto livello artistico dei due tra i più famosi fotografi jazz italiani, anche il rapporto tra immagine e improvvisazione che solo pochi sanno cogliere, quel riuscire a fermare un momento infinito. Ospiteremo anche una mostra di pittura, nata dal tema del festival, un’esposizione di tele che in modi diverse si riconoscono in un grido contro tutte le guerre.
Ci sarà un altro importante appuntamento in programma nel festival: il concerto Jazz Ladies con protagoniste le voci di Paola Mei ed Elisabetta Prodon. Il mondo del jazz e le donne: una storia che ha trovato il suo lieto fine?
Per noi che da anni lavoriamo alla realizzazione del festival e dell’Ivrea Jazz Club, la centralità delle donne nel jazz è una cosa semplicemente naturale, come dimostra la dedica a Rosa Parks di questa edizione del festival, e ancora lo spazio dedicato al ricordo di artiste come Abbey Lincon e la presenza di cantanti come Rossana Casale, Paola Mei, Elisabetta Prodon nel programma 2023. Personalmente tutti i progetti artistici che ho condiviso con cantanti, danzatrici hanno rappresentato per me delle esperienze importanti. Mi sembra naturale, e direi scontato affermare che le donne alimentano l’aspetto più poetico dell’arte. Vorrei considerare il loro ruolo non come un’eccezione ma come un dato di fatto. Ma in questo paese sembra però una ‘sorpresa’.
Quali i progetti futuri del festival?
Il festival è arrivato all’edizione numero 43, siamo tra i festival più longevi d’Italia. Per trentanove edizioni la collocazione è sempre stata quella del mese di marzo, siamo scivolati a settembre per la pandemia e per salvare il festival. Ma oggi il nostro obiettivo è tornare alla consueta programmazione di marzo/aprile. Per un festival che non si svolge in zone di mare o prettamente turistiche, la collocazione in questo periodo dell’anno potrebbe diventare il più grande pericolo per la sua sopravvivenza.
Ma per adesso l’invito rivolto a tutti è di venire a Ivrea dal 6 al 9 settembre per un’edizione del festival molto speciale!
Link al programma dell’Open Papyrus Jazz Festival
Scheda socio I-Jazz Associazione musicale Music Studio