Pubblicato il 01/03/2018
Continua il nostro viaggio alla scoperta della Federazione Nazionale “Il Jazz Italiano” attraverso la voce dei protagonisti e delle storie, più o meno recenti, delle associazioni che la compongono. Dopo Italia Jazz Club, è la volta di ADEIDJ, l’Associazione Delle Etichette Italiane Di Jazz, insieme al suo presidente, Marco Valente, mente, cuore e anima della Auand Records.
IJI e MiBACT a favore dello sviluppo della cultura jazzistica: cosa pensi della firma del protocollo d’intesa e come vedi il futuro del nostro settore alla luce di questa novità?
“Volendo essere ottimisti, noi di ADEIDJ speriamo davvero che questo sia l’inizio di dialogo serrato tra gli operatori del settore e le istituzioni. Se davvero s’intende dare seguito al protocollo, quello che ci aspettiamo è una crescita di tutta la filiera, dal musicista all’ascoltatore, includendo tutte le varie (tantissime) figure professionali coinvolte”.
Le etichette discografiche indipendenti sono importanti per testimoniare lo stato di salute del jazz in Italia: qual è quindi la situazione attuale?
“Il jazz Italiano è in ottima salute e lo dimostra sia la quantità sia la qualità delle proposte discografiche degli ultimi anni. Abbiamo una scena consolidata di musicisti molto stimati anche all’estero (penso a Rava, Pieranunzi, Trovesi, Marcotulli, ecc.) e soprattutto abbiamo un ricambio generazionale notevole pronto a far sentire la propria voce. Il gap che IJI dovrà colmare sarà soprattutto quello di rendere i musicisti Italiani competitivi rispetto ad altre nazioni europee che investono pesantemente in incentivi per farli suonare fuori dai confini nazionali. Avere visibilità all’estero e ricreare un pubblico giovane qui da noi dovranno essere le priorità per tutto il sistema”.
ADEIDJ raccoglie l’eredità di Italian Jazz Music: come intendete lavorare in futuro?
“Italian Jazz Music è un portale creato per questioni pratiche nel 2012 (dalle ceneri di un altro storico e, aggiungerei, pionieristico portale nato nel 1997), con l’obiettivo di azzerare la distanza tra piccoli produttori da una parte, e giornalisti e operatori del settore dall’altra, non solo in ambito nazionale. In questi sei anni hanno aderito diverse etichette e il confronto tra noi è stato fondamentale, fino ad arrivare alla fondazione di ADEIDJ. A questo punto IJM confluirà nella nuova associazione come strumento di lavoro aperto a tutti i soci”.
Quali sono gli obiettivi futuri dell’associazione e che tipo di lavoro intendete fare all’interno della Federazione?
“Uno dei primi obiettivi di ADEIDJ sarà quello di contrastare il trend attuale che vuole che la musica debba essere gratis. In realtà produrre un disco, che sia di jazz o di altri generi, ha dei costi importanti che non possono in alcun modo essere recuperati con i centesimi distribuiti dalle piattaforme digitali. La sfida sarà quella di riportare la gente all’ascolto attento, goduto e non al consumo “usa e getta”. Saranno pertanto necessarie sinergie a livello internazionale per cercare soluzioni e rendere il nostro lavoro e, soprattutto quello dei compositori, equamente remunerato.
Poi c’è l’annoso problema dell’IVA sui prodotti culturali, per cui chiederemo di equiparare un libro di Sciascia (che trovi in libreria con imposta del 4%) a un disco di Gaslini (che invece ha un’imposta del 22%). Inoltre si cercherà di lavorare all’istituzione di fondi e incentivi per la documentazione di prodotti culturali, soprattutto se proposti da giovani e giovanissimi.
Per il resto, saremo impegnati a condividere i dodici punti del protocollo appena sottoscritto, convinti più che mai che ogni passo avanti porterà vantaggi a tutta la filiera. Abbiamo più volte espresso il concetto che, a parte piattaforme digitali, IVA o incentivi, a noi produttori interessa che sia il musicista il primo a venire tutelato e sostenuto. Se gli si semplifica la vita a livello burocratico, se fa un concerto in più, se può suonare anche all’estero, vorrà dire che avrà la possibilità di vendere un disco in più”.
Un programma di lavoro chiaro e da condividere in pieno. Grazie Marco!