Pubblicato il 15/03/2022
Abbiamo incontrato Antonio Petralia a pochi giorni dall’avvio di Jonia Jazz Festival, l’ultima creatura della ‘famiglia’ Musikante, e sentirlo parlare di questa nuova avventura è come fare un viaggio alle pendici dell’Etna in compagnia di una guida esperta. Programmi che puntano i riflettori sul talento femminile, sui giovani artisti, su un legame forte con il territorio e il suo patrimonio culturale e artistico; progetti che si aprono al jazz più innovativo, ai grandi nomi internazionali, senza perdere di vista i protagonisti di un jazz ‘made in Sicily’ che riempie di orgoglio, nel passato come nel presente. Un lavoro incessante, quello di Antonio Petralia e del team di Musikante, decisamente all’insegna delle sfide, ma andiamo con ordine.
Antonio ci racconti come nasce l’associazione Musikante?
L’associazione Musikante nasce nel 2008 dalla voglia di contribuire allo sviluppo e alla crescita culturale del nostro territorio attraverso la divulgazione dell’arte in tutte le sue forme, in particolare della musica. Dal 2013 si occupa quasi esclusivamente di musica jazz, organizzando rassegne e concerti e promuovendo formazioni che esprimono questo tipo di cultura musicale.
La vostra attività si sviluppa su più rassegne. Probabilmente ognuna con la sua storia: vuoi presentarcele nelle loro caratteristica principale?
La nostra attività si articola su più rassegne in diversi periodi dell’anno, in prevalenza in provincia di Catania, ma negli ultimi anni, grazie alla sinergia con altre realtà locali, siamo presenti anche in altre province come Enna e Siracusa. A Lentini, in provincia di Siracusa, quest’anno organizzeremo il festival The Ladies of Jazz, quattro concerti guidati da leader femminili e ospitati all’interno del Palazzo Beneventano, dimora nobiliare divenuta museo d’arte contemporanea e gestito dall’Associazione Badia Lost&Found. Una scelta che vuole valorizzare il talento artistico femminile e allo stesso tempo promuovere un sito di rilevanza storica e culturale.
Sempre per il 2022 programmeremo, nei mesi di luglio e agosto, la settima edizione del Battiati Jazz Festival e la settima edizione del Gravina International Jazz Festival. Sant’Agata li Battiati e Gravina, dove ho iniziato la mia avventura di direttore artistico, sono situati nella prima cintura a nord della città metropolitana di Catania. A dicembre invece, presso il Teatro Angelo Musco di Catania, è in programma la seconda edizione del Thelonious Monk Jazz Award. Una novità del 2022 è la prima edizione dello Jonia Jazz Festival, diviso in due sezioni: una spring session, che si svolgerà dal 25 marzo al 27 maggio, e una autunm session, dal 30 settembre al 16 dicembre.
Come riuscite a tenere insieme tutto? Che ruolo ha il rapporto con il territorio?
Il rapporto con il territorio è fondamentale e determinante, in Sicilia come in qualsiasi altra parte d’Italia. In questi ultimi anni abbiamo proposto forme d’arte musicali originali, coinvolgendo musicisti del nostro territorio, su cui abbiamo creduto e su cui continuiamo a puntare. Il jazz affonda le sue origini anche nella nostra isola, che è una fucina di talenti; ne abbiamo ospitati tantissimi e ogni anno riserviamo loro uno spazio. Hanno arricchito i nostri festival sia dal punto di vista della qualità che dal punto di vista dell’interesse suscitato nel pubblico.
Un altro aspetto fondamentale è la sensibilizzazione del mondo imprenditoriale affinché, nei limiti delle loro possibilità, possano sponsorizzare questo genere di cultura. Devo dire che da tanti anni abbiamo la vicinanza fattiva di diversi enti privati che appoggiano le attività che proponiamo nel nostro territorio.
L’ultimo progetto firmato Musikante è Jonia Jazz Festival. Partiamo dal titolo: da dove nasce?
Dalla volontà di omaggiare un territorio, quello di Giarre e di Riposto, due comuni in provincia di Catania che si affacciano sul mar Jonio, sotto le pendici del versante sudest dell’Etna. Pensa che dal 1939 e fino al 1945 erano compresi in un comune unico dal nome di “Jonia”; tantissime persone, tra i quali il grande maestro Franco Battiato, hanno nei propri documenti come luogo di nascita “Jonia”, una zona del nostro litorale molto importante, con un mare stupendo e ricca di colline, tutte da scoprire. Un territorio che conserva quel fascino che attrae ogni anno tantissimi turisti e visitatori.
Ci ‘accompagni’ nel programma di Jonia & Jazz?
Nelle due sezioni del festival, quella primaverile e quella autunnale, avremo la presenza di artisti di rilevanza internazionale. Ospiteremo il trio di Giuseppe Bassi con la pianista giapponese Surime Kuribayashi; il progetto The Crossing, quartetto guidato da Enzo Favata con la partecipazione di musicisti importanti come Rosa Brunello; e poi il trio di Enzo Pietropaoli, una pietra miliare del jazz italiano, insieme a Julian Oliver Mazzariello e Alessandro Paternesi. In programma anche il Simona Trentacoste Quintet, formazione guidato dalla talentuosa vocalist palermitana; il progetto Sikania con il duo composto dal maestro Giovanni Mazzarino e la straordinaria Daniela Spalletta; e la presentazione del progetto discografico It’s a secret, che ho realizzato a nome del PAS Trio insieme al pianista Alberto Alibrandi e al contrabbassista Fabrizio Scalzo dal titolo; infine il trio degli Urban Fabula con Seby Burgio al pianoforte Alberto Fidone al contrabbasso e Giuseppe Tringali alla batteria.
A dicembre chiuderemo la rassegna con l’Orchestra dei due mari, a suggello della straordinaria collaborazione tra Sicilia e Calabria, un ensemble che prevede l’unione del quintetto jazz guidato dal pianista lametino Francesco Scaramuzzino, e del trio di archi guidato dalla giovane e talentuosa violinista Federica Mazza, per un’esecuzione di composizioni originali arrangiati e diretti dal maestro Roberto Martinelli. Niente male come prima edizione vero?
Questi due anni così difficili per il comparto della musica dal vivo che segni hanno lasciato sul vostro lavoro? Cosa potresti definire un ‘apprendimento’ e cosa invece una ‘cicatrice’?
Sono stati due anni molto difficili e impegnativi, il comparto della musica ha sofferto la crisi più dura, secondo me, degli ultimi cinquanta anni. Come tutti, anche noi abbiamo ridotto sensibilmente le programmazioni live, modulando le nostre attività nel breve periodo consentito dall’allentamento delle misure contro il Covid-19. Il nostro pensiero va ai tanti colleghi che fanno solamente questa attività per vivere, che non hanno avuto la possibilità di sostenersi. Sicuramente questa è la cicatrice che rimarrà per lungo tempo.
L’apprendimento che rimarrà a tutti noi, invece, è quello delle sinergie. Riuscire a fare squadra, riuscire a fare sentire una voce univoca, solo così si è potuto sensibilizzare le istituzioni pubbliche che hanno prestato più attenzione alle problematiche del comparto musica, dell’arte e della cultura in generale, mettendo in atto una serie di interventi economici, non certo risolutivi, ma comunque di grande aiuto per gli operatori del comparto. Personalmente sono molto orgoglioso di fare parte di questa grande realtà quale è I-Jazz e sono molto fiducioso che nel giro di qualche mese la situazione di emergenza sanitaria risulterà una problematica endemica e non più pandemica.
Qualche anticipazione sugli eventi dell’estate 2022?
Stiamo lavorando alle programmazioni del Battiati Jazz Festival e del Gravina International Jazz Festival. Ovviamente molto dipenderà dal sostegno che arriverà dalle pubbliche istituzioni, in quanto negli ultimi due anni abbiamo avuto un crollo verticale del pubblico pagante, ma voglio essere ottimista. Ritengo che quest’anno riusciremo a riprendere molte delle attività sospese negli scorsi anni, e posso anticipare che ospiteremo tanti musicisti italiani di rilevanza internazionale, e musicisti europei provenienti da Francia, Germania, Svizzera, Albania e, come sempre fatto, riserveremo grande attenzione alla componente femminile e ai giovani under 35.
Siamo vivendo giorni terribili per le notizie che arrivano dall’Ucraina. Da dove arrivano anche i video di musicisti che suonano nei bunker o tra i profughi in fuga. Cosa può dire la musica in questi contesti?
Un momento davvero terribile, è ingiustificabile la guerra in Ucraina e in altre parti del mondo. Il sistema mondo soffre di una malattia che si sta dimostrando molto pericolosa: “l’indifferenza”, l’iniquità della distribuzione delle ricchezze economiche nel mondo ci fanno capire quanto le sorti del futuro di questo pianeta sono nelle mani di poche persone. La musica, come tutte le forme d’arte, è un linguaggio universale che non vede confini e non vede barriere, la musica apre i cuori, stimola le coscienze, attraverso la musica si riesce a protestare e dissentire, in maniera pulita, non violenta.
A sostegno della pace nel mondo e in favore dell’armonia tra i popoli, a cominciare dal primo concerto della programmazione 2022, previsto il 25 marzo, e per tutti i concerti in futuro, esporremo sul palco la bandiera della pace. Senza discussioni, senza polemiche. Con i colori e le voci dei suoni cercheremo di dare il nostro piccolo contributo in favore della fine di questi orrori.
Una domanda personale: il “sogno jazz” nel cassetto di Antonio Petralia è…?
Ma che bella domanda! I sogni jazz che avevo nel cassetto posso dire di averli quasi tutti realizzati, e l’ho potuto fare grazie al sostegno e l’amore dei miei familiari che, fra sacrifici e rinunce, hanno sempre appoggiato le mie scelte e le mie decisioni, probabilmente qualcosa ancora la dovrò realizzare, ci sto lavorando. Grazie.
Link al programma Jonia Jazz Festival
Scheda socio I-Jazz Associazione Musikante