Pubblicato il 26/02/2018
Il 13 febbraio è nata la Federazione Nazionale “Il Jazz Italiano” e si è imposta da subito all’opinione pubblica anche grazie a un passaggio determinante per il nostro settore: la firma del protocollo d’intesa con il MiBACT, andando a siglare così un impegno reciproco a favore della crescita e dello sviluppo della cultura jazzistica (leggi Enrico Bettinello su Il Giornale della Musica a riguardo).
Festival, musicisti, discografici, club e manager insieme sono impegnati a costruire un primo status di natura europea, una rete di scambi e lavoro, anche con le istutizioni, sinergica e propositiva per tutte le categorie. Abbiamo chiesto a Giovanni Serrazanetti, presidente di Italia Jazz Club (una delle associazioni fondatrici della Federazione), di analizzare insieme a noi questo momento storico.
“Il jazz alza la testa e dice io ci sono”: le tue parole sono rimaste impresse. La Federazione Nazionale “Il Jazz Italiano” è nata a metà febbraio, dopo pochi giorni è arrivata la firma del protocollo d’intesa con il MiBACT: il jazz italiano alza la testa e tu cosa vedi?
“Prima di tutto finalmente “Vedo”. Il che non è poco, anche se è proprio quello che fa chi appunto alza per la prima volta la testa. Cosa vedo è presto detto: vedo un bel panorama fatto di tante opportunità, vedo un bel sentiero con tanti ostacoli, ma decisamente negoziabile e percorribile. Un sentiero che porta finalmente il jazz nella contemporaneità delle istituzioni e da qui nel futuro. Vedo tanta gente piena di buona volontà che sta rimboccandosi le maniche per lavorare insieme. Paolo Fresu ha usato la bellissima metafora dell’orchestra, io aggiungerei che chi vive il jazz dal di dentro sa bene che lavorando insieme si può arrivare molto oltre della somma del lavoro dei singoli componenti. Questo è quello che vogliamo fare, questo è quello che dobbiamo anche imparare a fare”.
Italia Jazz Club, che tu rappresenti in qualità di presidente, su che basi nasce? Non parlo solo di statuti, attività e obiettivi ma anche di sentimenti e di valori.
“IJC nasce dalla presa di coscienza da parte di tantissimi operatori del settore che è giunto il momento di fare un importante scatto di qualità, di affermare con decisione e convinzione il valore artistico, culturale e sociale della fruizione della musica dal vivo nei club. Un’esperienza del jazz che ha una immediatezza, intensità e forza che la rendono unica.
Noi siamo importanti perché siamo una cerniera essenziale tra la formazione e l’affermazione per tutti i musicisti jazz. Siamo importanti perché riempiamo i lunghi spazi tra le varie edizioni dei tanti festival. Siamo importanti perché in tanti luoghi siamo gli unici veri ambasciatori del jazz. Ma soprattuto siamo importanti perché teniamo alto il valore della espressività artistica in un modo in cui la presenza del pubblico a stretto contatto con l’artista diventa parte essenziale del prodotto artistico stesso. In questo io credo noi facciamo cultura”.
Riuscire a far dialogare e lavorare in sinergia tutti i club italiani è impresa difficile ma importante: in che direzione vi state muovendo?
“Abbiamo sinora censito oltre 110 club diffusi su tutto il territorio nazionale, stiamo proprio in queste settimane associandone quanti più possibile e ci avvaliamo di tutti gli strumenti messi a disposizione dal web per tenere viva e attiva la comunicazione tra di noi. Condividiamo gli obiettivi comuni e cerchiamo di lavorare per diffondere e fare crescere sempre più in Italia il numero di club attivi e la qualità e la quantità dell’offerta di jazz dal vivo”.
IJC come intende lavorare per la Federazione?
“Come sempre facendo con umiltà ma anche con orgoglio la nostra parte. Desideriamo partecipare ai progetti di diffusione del jazz nelle scuole, che sono in preparazione, dando il nostro contributo di esperienza e di presenza sul campo. Desideriamo partecipare a tutte le manifestazioni che IJI organizza e organizzerà, come il prossimo Settembre a L’Aquila, dove è in progettazione l’apertura di un vero e proprio jazz club a nome di IJC. Desideriamo portare la nostra voce e la nostra esperienza all’interno dei panel sul jazz ovunque ci sarà la possibilità, sia a livello nazionale che internazionale”.
Grazie Giovanni e buon lavoro a tutti i jazz club italiani!