Pubblicato il 26/11/2018
Direttore artistico di NovaraJazz, imprenditore, giornalista, sognatore paragmatico, idealista visionario: Corrado Beldì, neo presidente di I-Jazz, ci racconta il lavoro fatto negli ultimi anni e il futuro che ci aspetta.
NovaraJazz è uno dei soci fondatori di I-Jazz, da oltre 10 anni lavori nell’associazione e negli ultimi due con il ruolo di vice presidente. Il 4 novembre, durante l’assemblea nazionale, è arrivato il cambio di testimone con Gianni Pini; come nuovo presidente di I-Jazz come valuti il lavoro sin qui fatto e quali saranno i prossimi obiettivi?
“Il lavoro fatto negli ultimi anni è stato avvincente, l’associazione è partita con 12 soci fino ad arrivare ai 60 di quest’anno. Grazie al sostegno del Ministero dei Beni Culturali e della SIAE siamo riusciti a strutturare a portare avanti una serie di progetti di sistema: a partire dalle attività di promozione del nostro jazz, lo stesso portale italiajazz.it, un lavoro specifico sulla formazione come il programma “Il Lavoro del Jazz” e il bando Nuova Generazione Jazz, che abbiamo rinnovato per il 2019, oltre ad alcuni progetti di rete tra i soci. Sono stati anni di duro lavoro che hanno posto le basi per l’associazione di domani, ora più forte e coesa come squadra. C’è tanto entusiasmo in questo viaggio insieme”.
Solo nell’ultimo anno I-Jazz si è presa cura di numerosi e importanti progetti su scala nazionale e non solo: Il Jazz Italiano per le terre del sisma, Unesco in Musica, Borghi Swing, JazzRail, la prima edizione di Nuova Generazione Jazz e Young Jazz from Italy. Cosa lega, secondo te, queste progettualità?
“Crediamo che la collaborazione tra gli associati possa consentire di costruire progetti di rete più grandi e importanti. Unesco in Musica e Borghi Swing sono l’esempio perfetto di due progetti di sistema che hanno avuto un impatto nazionale forte, pur contando su contributi limitati ai singoli soci. Anche JazzRail è un’iniziativa virtuosa: una serie di concerti sullle linee e nelle stazioni abbandonate su tutto il territorio nazionale. Inoltre, molti soci hanno dato la disponibilità a programmare sui palchi principali delle loro rassegne, festival o programmazioni i giovani talenti selezionati nel bando Nuova Generazione Jazz 2018. Si tratta di progetti che hanno coinvolto circa 38 soci su scala nazionale: se continueremo a lavorare così, partendo dal presupposto che l’unione fa la forza, riusciremo a incidere fortemente sul nostro settore e a portare ancora più risorse e visibilità al jazz italiano”.
Queste appena citate sono tutte attività che hanno posto al centro anche il patrimonio storico e artistico italiano.
“Dobbiamo sempre mettere al centro la musica, questo è il nostro obiettivo principale, ma il successo di progetti come Unesco in Musica e Borghi Swing – nonché altre iniziative che abbiamo in mente per promuovere il patrimonio vitivinicolo italiano e il circuito delle terme storiche – ci portano a pensare che il jazz sia uno strumento formidabile per far conoscere e diffondere il nostro patrimonio storico, culturale e naturalistico. Il jazz è una musica multilinguistica, senza confini, aperta a un pubblico colto e curioso, oltre che un genere musicale estremamente sostenibile anche in termini ambientali”.
I-Jazz ha aperto anche un importante percorso legato alla formazione e all’informazione del e sul settore.
“Un settore in crescita deve pensare a una sempre più spiccata professionalizzazione: per questo I-Jazz ha lanciato un catalogo di corsi su tutto il territorio nazionale. Sono state oltre 30 le iniziative di formazione proposte negli ultimi 15 mesi e su tematiche diverse: contributive, produttive, amministrative, oltre a una serie di approfondimenti richiesti dal basso. Tutte iniziative di grande successo. Inoltre, stiamo raccogliendo e producendo materiale, riservato ai soci, che sarà inserito sul portale con l’obiettivo di costruire una piattaforma e-learning. Il portale sta ottenendo sempre più visiblità, con numeri che crescono, affermandosi come importante strumento di promozione delle attività dei nostri associati. Per il 2019 prevediamo grandi cambiamenti: l’ampliamento dei contenuti con gallerie di immagini firmate dai fotografi di jazz italiani, un accesso riservato alle etichette discografiche con tutti i dischi già pubblicati dai membri di ADEIDJ (Associazione delle eltichette italiane di jazz), e una sezione ben articolata che promuova i giovani talenti italiani, con contenuti multimediali che abbiano come modello analoghe esperienze europee, anche per continuare a stimolare i soci a conoscere nuovi progetti su base regionale”.
Sei reduce dall’esperienza londinese di Young Jazz From Italy: ci puoi raccontare come è andata?
“Un’esperienza fantastica ed esaltante! Due giorni al Barbican, il centro culturale più grande d’Europa, e poi la degna conclusione all’Istituto Italiano di Cultura: 12 band di giovani talenti si sono esibite davanti a un pubblico straripante. Mi è piaciuta la nostra capacità di fare squadra, lo staff era costiuito da un gruppo motivato nel promuovere i giovani musicisti italiani all’estero per diffondere al meglio i loro progetti. Abbiamo avuto un ottimo riscontro tra i direttori artistici internazionali presenti, che si sono dimostrati interessati all’offerta, tra l’altro molto differenziata, spaziando dal mainstream al free jazz. Abbiamo anche registrato una bella copertura di stampa, e una grande energia da parte dei musicisti che si sono dimostrati collaborativi e in grado di fare gruppo. C’era un’atmosfera positiva e vincente”.
Nuova Generazione Jazz: il futuro del jazz italiano passa anche da questo?
“Credo che questo progetto sia fondamentale per tutta la rete, a partire da MIDJ, per creare un sistema di export fisso e stabile, sul modello degli analoghi europei, che possa consentire ai nostri musicisti di fare il salto. Ci auguriamo che le istituzioni e degli sponsor illuminati ci aiutino in questo percorso di promozione di giovani talenti e, perché no, anche di musicisti meno giovani, se verranno allargate le maglie dei bandi che oggi sostengono solo gli under 35”.