Pubblicato il 25/04/2018
Ada Montellanico, cantante e artista passionale e appassionata, ha presieduto l’associazione dei Musicisti Italiani di Jazz negli ultimi quattro anni, mostrandosi sempre in prima linea anche di fronte alle istituizioni. Anche grazie a lei sono stati raggiunti obiettivi fondamentali per il jazz italiano. Ne abbiamo parlato con lei, proprio al passaggio di direzione di MIdJ.
Quattro anni di presidenza di MIdj, quattro anni di un lavoro talmente intenso e accorato che ne sembrano passati molti di più. Riesci a farci un breve bilancio da tre punti di vista? La presidente, la musicista e la donna?
“Potremmo scrivere per giorni su ciò che è accaduto in questi quattro anni! Da presidente, posso dire che abbiamo colmato un vuoto associativo che durava da 14 anni e ricreato un tessuto che era completamente sfilacciato. Abbiamo dimostrato che si può lavorare per la crescita di tutti e per valorizzare la nostra musica e il nostro essere musicista. Ho ricevuto decine di mail commoventi per ringraziare me e il direttivo per il lavoro di questi anni. Qualcuno ci ha scritto che eravamo riusciti a far uscire il jazz italiano da una cantina polverosa! Il nostro lavoro si è sviluppato in due direzioni: come stimolatore culturale, ideando e realizzando progetti che in Italia non erano mai esistiti e, sul filone istituzionale, aprendo porte che prima di noi erano sbarrate. Siamo così riusciti a diventare un punto di riferimento per il nostro ambiente e non solo, e già questo è un traguardo molto importante. A questo proposito vorrei ringraziare di cuore Paolo Fresu, anche lui membro del direttivo, perche il suo apporto è stato importantissimo per il conseguimento di questi risultati, non a caso è l’ideatore e presidente della federazione IJI il cui ruolo sarà centrale per la crescita del jazz italiano.
Come musicista posso dire che sono stati anni molto difficili. Non a caso ho ritardato di un anno l’uscita del mio CD Abbey’s Road. L’impegno è stato enorme, ho dato anima e corpo per la crescita dell’associazione e il tempo e le energie destinati alla musica sono state minori, ma era l’unico modo per avviare questo nuovo percorso. Non è stato semplice unire l’essere musicista e l’essere presidente, ed è stato estremamente complicato tenere ben separati i due ruoli senza entrare in situazioni di conflitto di interessi. Posso dire che questo ruolo mi ha fatto comprendere meglio alcune dinamiche e problematiche interne. Troppo spesso noi musicisti non ci rendiamo conto della situazione in cui viviamo, un processo di maturazione che ritengo necessario per affrontare i problemi che ci attanagliano, per capire meccanismi e responsabilità e trovare risoluzioni.
Per quanto riguarda invece la donna devo dire che noi musiciste dobbiamo dimostrare molto di più degli uomini quello che siamo capaci di fare, e tanto più dobbiamo farlo se ricopriamo un ruolo di guida in un ambiente totalmente maschile. Molti musicisti già conoscevano i lati del mio caratterino e molti altri hanno avuto modo di conoscermi e di apprezzarmi. Diciamo che le prime titubanze o perplessità nei miei confronti sono state fugate in pochi mesi, avendo dato prova di poter essere da traino in un mondo così pieno di uomini con “armi” molto femminili, sensibilità, capacità di ascolto, intuizione, visione oltre le apparenze, unite a una identità e una buona dose di intelligenza. La conferma è avvenuta dopo due anni, quando alla nuove elezioni mi è stato confermato il mandato con il 99% dei voti. La sintesi di tutto questo discorso potrebbe racchiudersi nelle bellissime parole del grande maestro Enrico Intra che alla riunione di Milano nel 2015, dopo un anno e mezzo di presidenza, ha detto pubblicamente che se MIDI stava avendo questi importanti risultati era perché alla guida c’era una donna, quindi non voglio aggiungere altro. Senza falsa modestia, senza fare nessun tipo di discorso femminista perché non siamo tutte uguali, ma posso dire che se una donna è forte è fortissima, surclassando qualsiasi uomo senza troppi problemi”.
Il nuovo direttivo traccia un ponte con il vecchio, ma con qualche elemento di novità: qualche previsione sul suo operato?
Mi piace moltissimo questo nuovo direttivo e mi dispiace per quelli che non sono stati inclusi perché erano tutti elementi di grande spessore, ognuno con delle specificità; mi auguro che vengano comunque coinvolti nelle attività. La novità di questo direttivo è un’ampia rappresentatività nazionale, a differenza dei precedenti che erano più romacentrici, critica che è sempre stata fatta a MIdJ. Sono certa che farà molto bene, sono tutte persone competenti e motivate e si potranno approfondire molti argomenti e affrontare questioni che abbiamo lasciato in sospeso. Noi abbiano iniziato non da zero ma da ancora meno, c’era molta diffidenza, una situazione in cui il jazz non aveva nessun tipo di attenzione. La situazione ora è molto diversa quindi si potrà continuare a crescere in maniera esponenziale”.
Quando è nata la Federazione Nazionale “Il Jazz Italiano” hai parlato di rivoluzione copernicana: spiegacene il motivo?
“Ho usato questo termine per evidenziare un cambio epocale di mentalità e di prospettiva. Fino alla nascita di MIdJ c’era una forte disgregazione, grande difficoltà generale, aree del jazz che vivevano in contrapposizione e continua guerriglia, problemi enormi, musicisti serrati in una tenaglia e sotto scacco. Noi siamo l’anello più importante ma anche il più debole di tutto l’ingranaggio, anche con una buona parte di nostra responsabilità.
La nascita di MIdJ ha rafforzato questo anello e ha permesso di cambiare rotta. Ho guardato Paolo Fresu con occhi sbarrati quando mi ha parlato per la prima volta di federazione, pensando che già era complicatissimo creare e portare avanti l’associazione, figurarsi un organo più ampio che racchiudesse tutte le aree! Ma dopo qualche mese ho cominciato a convincermi che aveva ragione. In una situazione in cui ognuno è rivolto e interessato esclusivamente alla propria realtà credendosi al centro del mondo, abbiamo operato un cambio di prospettiva. Abbiamo messo al centro la nostra musica, lo sviluppo culturale, la crescita collettiva e abbiamo creato un sistema di satelliti in cui ognuno ha la propria realtà ma vive in sinergia e in rapporto con gli altri”.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Oltre la mia attività artistica ho intenzione di continuare a lavorare per la crescita di questo percorso. Al momento affiancherò il nuovo direttivo per il passaggio di consegne, poi si vedrà. Mi metto a completa disposizione per qualsiasi cosa e per tutto ciò che necessiterà. Credo troppo in quello che stiamo realizzando e come ho scritto nella mia ultima mail di saluto da presidente, queste sono battaglie che durano tutta la vita!”.