Pubblicato il 18/02/2022
Ricercare e produrre innovazione è il loro pane quotidiano. Scegliere di avere come compagni di viaggio una buona dose di coraggio, tanta passione, e uno spiccata tendenza all’avventura, li rende spiriti liberi, ma consapevoli del valore della collaborazione e dell’essere gruppo. Questa volta parliamo di editori discografici, e in particolare del mondo delle label indipendenti di jazz che fanno capo ad Adeidj l’Associazione delle Etichette Indipendenti di Jazz.
A guidarci in questo viaggio è Federico Mansutti, presidente di AdeidJ, uno che di dialogo tra impresa e cultura se ne intende e che, per il jazz italiano, ha un (grande) sogno a stelle e strisce.
Nati nel 2018 dall’evoluzione del portale Italia Jazz Music: vi possiamo definire i nativi digitali del mondo del jazz italiano. Oggi che spazio occupa l’innovazione nel vostro lavoro?
La rivoluzione digitale ha generato un forte impatto anche nel settore della discografia e ha spinto tutte le label rappresentate da Adeidj a innovare i propri modelli di business ridefinendo tutti i processi della filiera: dalla produzione alla distribuzione e promozione. Tenendo conto della velocità e della frequenza con cui si affermano cambiamenti disruptive oggi le label ricercano e producono innovazione in ogni nuova pubblicazione, cercando di abbandonare di volta in volta i paradigmi degli schemi tradizionali.
In cosa differisce la filosofia di una label indipendente jazz da una major?
Le label indipendenti sono caratterizzate da una catena decisionale e una supply chain più corta rispetto alle major. La maggior parte delle etichette rappresentante da Adeidj ha un team composto da 1 a 5 persone. Questa configurazione genera vantaggi sia dal punto di vista artistico che rispetto ai tempi del ROI (ritorno sull’investimento); spesso il titolare della discografica ricopre anche il ruolo di A&R e capita più di frequente che i contratti discografici abbiano una durata maggiore (3/6 anni per 2/3 album), poiché l’imprenditore ha in sé la consapevolezza di poter affrontare o meno investimenti a medio/lungo termine.
Allo stesso modo siamo pienamente consapevoli che le logiche industriali sono più facilitate nel realizzare economie di scala, ed è anche questo uno dei motivi per cui esiste Adeidj: l’unione (e la collaborazione) fa la forza
.
Ci puoi fare qualche anticipazione su quella che sarà la produzione dei soci Adeidj nel 2022? Su cosa punterete?
Il 2022 vedrà lavorare gli associati tanto sul back catalogue (cercando nuove opportunità di promozione e sfruttamento economico delle opere già pubblicate) quanto su nuove produzioni per continuare a svolgere l’importante compito di “fissare”, promuovere e archiviare la fotografia odierna del jazz italiano.
Per quanto riguarda le nuove produzioni le label di Adeidj punteranno su artisti, organici e repertori realizzabili anche dal vivo (anche in quest’epoca caratterizzata dal Covid 19) al fine di continuare a sviluppare la collaborazione tra la discografia jazz e il mondo dei festival e club, considerando lo spettacolo dal vivo una parte fondamentale e insostituibile della filiera musicale.
Quanto incide l’attività di scouting nel successo di un’etichetta indipendente?
L’attività di scouting consente alle label di cercare sempre i migliori nuovi autori, compositori e interpreti su cui investire e con cui cercare di realizzare pubblicazioni di successo. Dal Vinile a Spotify. Quello che resta sono le canzoni è il titolo del libro di Roberto Razzini (nuovo managing director di Sony Music Publishing Italia) che lui stesso ha presentato a Mestre, nel dicembre 2021, nell’ambito del convegno “Fare Musica” promosso da Adeidj.
Al di là dei tempi, delle tecnologie e dei supporti, ciò che decreta il successo o meno di una pubblicazione è prima di tutto la qualità artistica delle opere e delle interpretazioni contenute in essa. Un concetto semplice ma fondamentale.

Essere un editore discografico indipendente è un viaggio all’insegna dell’avventura, della passione, o del coraggio?
L’editore discografico indipendente conosce molto bene l’avventura, la passione e il coraggio
L’avventura di non avere mai un giorno uguale all’altro e di convivere con il rischio di impresa. La passione per lo sviluppo di questo genere musicale che spesso spinge ad affrontare produzioni audaci e non economicamente profittevoli (o addirittura non sostenibili). Il coraggio di compiere passi verso l’ignoto e di vedere i costanti cambiamenti come sfide da cogliere con la forza di trasformarli in opportunità.
Diffondere e valorizzare la cultura musicale, in particolare quella legata alla musica jazz, è uno dei vostri principali obiettivi: a che punto siamo in Italia su questo fronte?
Credo che in Italia si stiano affermando sempre più strumenti per aiutarci a raggiungere questi obiettivi comuni, e che sia nostro compito di imprenditori e operatori culturali trovare i metodi più efficaci e efficienti per imprimere un’accelerazione ai singoli processi. Le associazioni svolgono il compito fondamentale di rappresentare e tutelare ogni categoria di protagonisti del mondo del jazz, e la collaborazione tra esse rende possibile lo sviluppo della Federazione Nazionale Il Jazz Italiano, il massimo organo di rappresentanza per il nostro settore.
Per quanto riguarda il mondo della discografia segnalo con piacere che anche le principali piattaforme di streaming e download stanno collaborando alla diffusione del jazz italiano, con azioni specifiche come la playlist ufficiale di Spotify “Jazz Italia”.
Quale sarà il contributo di Adeidj agli Stati generali del Jazz in programma a maggio a Bologna?
Nell’ambito di questo importante evento organizzato e promosso dalla Federazione Adeidj proporrà riflessioni sull’editoria e archiviazione. In particolare si parlerà di IVA sulla filiera musicale e tax credit e ci si confronterà sulle relazioni tra artisti ed etichette provando a immaginare e descrivere il futuro della produzione discografica.
Le due priorità della presidenza di Federico Mansutti? Magari una priorità e un sogno nel cassetto?
Portare sempre più istanze dei soci Adeidj nei tavoli di lavoro di riferimento, come ad esempio all’interno di MIA (Musica Indipendente Associata) e FEM (Federazione Editori Musicali), continuare ad approfondire la collaborazione con le altre associazioni di categoria per il jazz italiano e creare opportunità di aggiornamento professionale per le label rappresentate, soprattutto alla luce della nuova direttiva europea sul copyright che ha l’obiettivo di armonizzare il quadro normativo comunitario del diritto d’autore nell’ambito delle tecnologie digitali, recepita di recente anche in Italia.
Un sogno? Che il jazz italiano sia il prossimo protagonista dell’Halftime Show del Super Bowl, che ne dite?! 😉
We gonna do it. You can bet!