Pubblicato il 03/06/2022
“Tutto parte dalla musica” sono queste le parole che Ima Ganora, presidente dell’Accademia Europea d’Arte Le Muse di Casale Monferrato, sceglie per raccontare se stessa e le sue passioni. A partire dai risvegli da bambina con le note a tutto volume di brani di musica classica, per arrivare alla folgorazione per il jazz e, in futuro, chissà, decidere di coltivare una certa vena metal. Quindici anni fa, insieme a Patrizia Barberis, fonda L’Accademia Le Muse e da quel momento il lavoro per la musica e con la musica non si è fermato, neanche nei momenti bui della pandemia.
A oggi sono oltre 380 le attività realizzate, tra concerti, spettacoli, eventi, mostre, seminari, stage, rassegne e stagioni musicali. Ultimo nato, il Monfrà Jazz Fest, al via sabato 11 giugno con una quinta edizione che ha scelto la suggestiva immagine di una contrabbassista jazz per presentarsi al suo pubblico. Concerti, eventi, degustazioni: un programma di ‘racconti jazz’ di un territorio ricco di luoghi da scoprire, ma non chiamatelo festival!
Iniziamo a conoscere meglio l’Accademia Europea d’Arte Le Muse: ci racconti come è nata e i principali progetti?
L’Accademia è nata quindici anni fa, esattamente il 21 dicembre 2007, grazie a un lungo lavoro di progettazione di un gruppo di ragazzi che voleva far nascere un centro di formazione e produzione artistica per la divulgazione, lo sviluppo culturale e la promozione del territorio. Lo slancio era nato dall’intensa attività legata ai festeggiamenti per i 900 anni del Duomo di Casale Monferrato (di cui ero responsabile per il comitato esecutivo), che aveva fatto lavorare a stretto contatto diverse realtà professionali e artistiche locali per la riuscita del palinsesto di eventi capitanato dal rimpianto Mons. Germano Zaccheo, Vescovo della Diocesi di Casale Monferrato. L’Accademia Le Muse nel concreto poté incominciare ad operare grazie alla vincita del bando di concorso progetto IDEA nel Piano Locale Giovani del Comune di Casale Monferrato, sotto il patrocinio della Regione Piemonte e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In quindici anni l’Accademia ha realizzato sul territorio oltre 380 attività tra concerti, spettacoli, eventi, mostre, seminari, stage, rassegne e stagioni musicali, a cui si aggiungono otto edizioni di Bacco&Bach, i corsi formativi con laboratori di teatro, musica e danza, innumerevoli progetti offerti alle scuole, la nascita del Comitato Casale Monferrato Capitale della Doc il cui archivio ha appena avuto il riconoscimento ministeriale come bene di interesse storico e, ultimo ma non ultimo, il Monfrà Jazz Fest che è il nostro fiore all’occhiello. L’Accademia ha stretto collaborazioni che l’hanno portata a essere residenza artistica per molti gruppi tra cui: L’Anima Mundi, Il San Bartolomeo Gospel Choir, Il Coro di voci bianche In…Canto e l’ensemble di musica Antica e Barocca.
L’Europa è parte integrante nel nome dell’Accademia: come declinate nelle vostre attività questa dimensione europea?
La musica è un’arte che incarna alla perfezione l’idea di comunione e di assenza di barriere che è lo stesso spirito che anima la dimensione europea. La nostra vocazione europea consiste nel consolidare e allargare le conoscenze in un ambito di confronti internazionali, svolti a rafforzare i legami di collaborazione, scambio e dialogo tra le diverse culture ed esperienze artistiche.
L’11 giugno prende il via Monfrà Jazz Fest: tre mesi di musica con protagonisti 150 artisti e un territorio che diventa una tavolozza di suoni, colori, sapori. Se dovessi scegliere la parola chiave di questa edizione? Cosa vi ha guidato nella costruzione del programma?
Questa edizione è dedicata alle “donne del jazz”, ma rimangono punti fermi tutti i temi che hanno reso grande il Monfrà Jazz Fest a cominciare da quello spirito incarnato dalla parola Fest che non significa festival, ma festa. La bellezza della rassegna è quella di stare insieme in luoghi incredibili all’interno di un Patrimonio Unesco, dove musica, paesaggio e sapori vengono gustati insieme. La scommessa di questa edizione è stata di ampliare il più possibile questa visione: più concerti, più artisti per coinvolgere ancora più comuni del Monferrato e luoghi che esprimono la bellezza di questa terra.
Ci racconti qualcosa in più sul tema ‘al femminile’ che avete scelto? Magari a partire dalla locandina che lancia l’edizione 2022?
La locandina è opera di Elena Caterina Doria un’artista conosciuta in tutto il mondo ma che vive in Monferrato e trae continuamente ispirazione dal paesaggio che la circonda. Il personaggio di una contrabbassista jazz era esattamente in linea con quello che volevamo comunicare. Salvo le voci femminili il jazz è un mondo ancora molto squilibrato verso gli uomini, per fortuna le cose stanno cambiando e oggi vediamo sempre più strumentiste, compositrici, direttrici d’orchestra, alcune le vedremo anche al MonJF.
Tre eventi assolutamente da non perdere del festival?
Difficile scegliere tra gli appuntamenti di un programma lungo quattro mesi. Parlando di giugno incomincio da uno dei miei luoghi del cuore, divenuto un simbolo del festival, il concerto nel Bosco all’Eremo di Moncucco in Valcerrina domenica 19 giugno. Luogo che era stato dimenticato e che grazie al festival e al lavoro del Comune di Odalengo Grande è stato recuperato e messo in sicurezza: finalmente quest’anno si potrà anche entrare nella chiesetta. Per l’occasione il bosco si riempirà delle note del Mogentale duo a ritmo di bossa e samba.
In seconda battuta sicuramente da non perdere il progetto speciale che porterà in scena Tullio De Piscopo in collaborazione con Patrizia Conte per festeggiare il nostri compleanno Unesco il 22 giugno al Castello di Casale Monferrato. E per quanto riguarda il tema delle protagoniste femminili il doppio concerto del 26 giugno sul palco del Castello che vedrà la pluripremiata stella nascente del jazz Rita Payès & Pol Battle in un dialogo intimamente familiare, e a seguire la Maxentia Big Band capitanata dalla effervescente Eugenia Canale in un concerto omaggio al jazz sudafricano. Ma saranno imperdibili anche tutti i concerti cartolina che andranno a scoprire incantevoli borghi della Valcerrina.
Nei due anni complicati che ci lasciamo alle spalle, su cosa hai puntato nei momenti più difficili? E che valore dai al lavoro in rete, sul territorio e nel mondo del jazz?
La rete che abbiamo creato attorno al MonJF ha sempre continuato a lavorare anche nei momenti più complicati. Un gruppo di giovani musicisti che ormai sono lanciati verso una carriera europea, come il nostro direttore artistico Riccardo Marchese, le istituzioni locali, i volontari de Le Muse, gli appassionati, ognuno si è fatto in quattro per non interrompere l’esperienza della manifestazione, che infatti non ha saltato nemmeno un’edizione. Siamo riusciti a confermare quei momenti di assoluta aggregazione del territorio che sono il nostro marchio di fabbrica come il concerto nel bosco, o quello all’alba sul Po, o in distilleria oltre alle serate nel cortile del Castello o nel chiostro di Santa Croce. La pandemia non ci ha mai fermato.
Dedicate molta attenzione alla formazione in ambito musicale: quali consideri le due priorità per alimentare una nuova generazione di musicisti e di appassionati di musica jazz?
Quello di divertirsi insieme! Si può lavorare sodo certo, ma si impara davvero molto se si può suonare insieme ai grandi o scambiando esperienze e condividendo il palco con altri strumentisti che provengono da altre realtà. Il MonJF ha sempre favorito questo dialogo verticale e orizzontale come un’esperienza imprescindibile. Vitale per noi è favorire la partecipazione attiva delle nuove generazioni, sia in qualità di attori/protagonisti dell’iniziativa, che di ‘nuovo pubblico’ ideando spettacoli/concerti jazz a misura di bambini e ragazzi. Ad esempio Fiabe in Jazz è un format che intende valorizzare l’inestimabile patrimonio delle fiabe e della letteratura classica attraverso un approccio multidisciplinare che prevede l’interazione tra la musica jazz suonata dal vivo e il racconto teatralizzato. Offerta dedicata ai più piccoli e alle loro famiglie, con possibilità di proposte dedicate alle scuole, che svilupperemo nei mesi invernali.
Musica, arte, letteratura, danza: cosa li tiene insieme nella vita di Ima Ganora?
Tutto parte dalla musica che da sempre, ancora oggi, continua ad aprimi nuovi percorsi e nuove conoscenze e influenza profondamente anche il mio lavoro nella comunicazione e organizzazione di eventi. Da bambina ero abbastanza esuberante e sempre alla ricerca di nuovi stimoli; la mia curiosità riusciva ad avere appagamento nella musica, declinata in tutte le sue forme, quindi anche danzata, e nei libri in cui ho fatto i miei primi viaggi incredibili (la punizione peggiore per me era togliermi la tessera della biblioteca). Sono cresciuta in un ambiente famigliare e scolastico che ha sempre favorito il mio estro creativo. Ricordo ancora le domeniche in cui mi padre ci svegliava con la musica classica a tutto volume, le gite al museo, le uscite a teatro e tanti, tanti concerti ascoltati, suonati e cantati.
Crescendo, assecondare queste passioni è stato un percorso naturale, che ho rafforzato con gli studi in Conservatorio, intrufolandomi alle lezioni d’estetica a Brera, studiando teatro e danza tra una lezione universitaria e l’altra. Il jazz poi è stato una folgorazione quando per caso mi sono trovata in una jam session… da lì non mi ha più abbandonata. Quando decisi insieme a Patrizia Barberis di aprire l’Accademia Le Muse mi sembrava finalmente di poter dare vita a un luogo in cui tutto ciò che amavo non solo poteva trovare casa, ma poteva anche accogliere tutti quelli che volevano condividere la loro passione e voglia di bellezza con noi.
Il sogno nel cassetto da presidente dell’Accademia Europea d’Arte Le Muse?
I progetti sono tanti. Costruire un team di lavoro che possa affrontare le nuove sfide economiche e organizzative del panorama culturale, ancora più difficili rapportate a un territorio di provincia. Rendere l’associazione capace di aprirsi a progetti nazionali ed europei. Far crescere il Monfrà Jazz Fest come festival di riferimento a livello nazionale. Tornare a fare musica oltre che ad organizzarla, qualcuno dice scherzando che dovrei coltivare la mia vena metal. Il sogno: un giorno magari condividere il palco con mio figlio Manuel.
Link al Programma Monfrà Jazz Fest 2022
Scheda socio I-Jazz Le Muse Accademia Europea d’Arte