Pubblicato il 24/07/2022
Importanti novità dal nuovo DM che regola l’assegnazione dei fondi Fus: come già per la danza e per il teatro, anche per la musica prenderanno vita i Centri di Produzione, un obiettivo per il quale l’Associazione I-Jazz si è fortemente impegnata, a partire dal convegno di Firenze dello scorso novembre. E’ di pochi giorni fa, infatti, la conferma che i cinque soggetti aderenti a I-Jazz che hanno presentato domanda sono stati confermati per il triennio 2022/2024. Il momento di avvio non sarà facile, soprattutto per il poco tempo a disposizione per completare il primo anno di attività, ma l’intenzione è quella di partire.
“Allo stato attuale esistono già interessanti proposte per l’avvio dei progetti – dichiara il presidente di I-Jazz Corrado Beldì – ma è evidente che le novità più importanti arriveranno quando l’attività si strutturerà, contribuendo a ridefinire la filiera formazione/produzione/programmazione, mettendo a disposizione luoghi e professionalità che potranno essere di supporto alla creatività artistica”. Un esempio su tutti è quello delle ‘prove’, azioni basiche per un lavoro produttivo di danza o di teatro, quasi un’eccezione per la musica, dove i tempi sono molto più ristretti. Una situazione che riduce al minimo il momento di incontro e progettazione comune, e a cui si potrà ‘rimediare’ attraverso il ricorso ad azioni di residenzialità che i Centri potranno permettersi.
E sono molti i cambiamenti attesi. “Il sistema che ereditiamo – prosegue Beldì – era tutto basato sui budget dell’organizzatore di festival o rassegne e sui mezzi che i management, con difficoltà, sono riusciti a mettere a disposizione. L’attività produttiva, con il suo non indifferente peso organizzativo, ricadeva quindi su organizzatori già gravati di tutto l’insopportabile carico burocratico relativo alla realizzazione degli eventi. Adesso l’impegno potrà distribuirsi meglio, anche con qualche economia. Per realizzare appieno il sistema, che comunque con la nascita dei Centri prevede almeno 300 concerti all’anno in più rispetto alla situazione precedente, servirà qualche modifica sul regolamento operativo dei Centri, valorizzando ancora di più il percorso di rete e di filiera, ma la strada sarà questa”.
Una strada tracciata con chiarezza, che deve il suo avvio a un’idea nata proprio in seno al comitato scientifico dell’Associazione I-Jazz, come ricorda Angelo Valori, vicepresidente di I-Jazz e membro del comitato scientifico presieduto da Paolo Damiani. “E’ stata un’intuizione importante e ringrazio tutti i membri del comitato per i loro preziosi contributi”.
“Un risultato reso possibile – aggiunge Corrado Beldì – anche grazie al Direttore Generale del Spettacolo, Antonio Parente, che ha consentito questa apertura e che dobbiamo ringraziare per questo; come anche il Consiglio Superiore dello Spettacolo che si è espresso favorevolmente nella figura del suo Presidente Lucio Argano e del suo Vice Presidente Ada Montellanico, recentemente eletta Presidente della Federazione del Jazz Italiano. Proprio Ada è stata forte promotrice e si è impegnata moltissimo su questa proposta che dovrà essere aperta a tutte le componenti del jazz. Abbiamo già parlato delle relazioni con organizzatori di rassegne e festival, ma è importante che fin dal primo momento si sia aperto un dialogo con i management degli artisti e l’Associazione MIDJ, che rappresenta i musicisti di jazz, già sostenitrice del progetto”.
E tanti sono i benefici attesi per il mondo degli artisti: “La nascita di luoghi strettamente impegnati sulla produzione di opere nuove, anche multidisciplinari – prosegue il presidente Beldì – avrà necessariamente un impatto sulla qualità e quantità di nuovi progetti artistici, con un’auspicabile crescente presenza di nuovi talenti. I Centri saranno tanto più forti quanto più riusciranno a offrire spazi residenziali, supporto alla produzione e capacità di promuovere i nuovi progetti in Italia e all’estero. Questo schema, se adeguatamente supportato, porterà a un rinnovo e a un ampliamento della varietà del jazz contemporaneo, facendo crescere il sistema a tutti i livelli”.
E sul tema promozione all’estero, il presidente di I-Jazz anticipa alcune decisioni: “Le ripercussioni sul sistema saranno forti se i Centri sapranno portare proposte in grado di avere un impatto serio sul mercato sia italiano sia europeo. Per questo sarà molto importante accompagnare la nascita dei cinque Centri di Produzione con l’avvio di uno sportello di Export Jazz, proposto e sostenuto dalla Federazione IJI, che nelle prossime settimane avvierà le proprie attività all’interno della Fondazione Italia Music Export di Siae e che, come intenzione della Federazione stessa, sarà affiancato da uno show case almeno biennale del jazz italiano per rafforzare l’asse con i promoter stranieri e la rete dei festival di Europe Jazz Network”.
La nascita dei Centri di Produzione è un tassello importante nel percorso di promozione del jazz, che però ha davanti un’incognita legata all’attesa riforma dello spettacolo. Su questo Gianni Pini, presidente associazione Music Pool e coordinatore progetti I-Jazz, è chiaro: “Iniziamo il percorso di riforma con una grande delusione. Per come si stanno delineando le cose sembra che non andremo verso l’abrogazione della vecchia e desueta legge 800/1967, obiettivo per cui ci battiamo da sempre. La legge 800/1967 è quella che ha relegato alla marginalità il jazz e l’innovazione per decine di anni, strutturando la musica in gabbie statiche e autoescludenti, dai nomi impronunciabili e illeggibili a guardarle con gli occhi del presente. Secondo questo sistema l’unica produzione possibile è la lirico/sinfonica, l’unità di misura l’orchestra, la sede della produzione le Istituzioni Pubbliche. Proprio dal convegno di Firenze abbiamo centrato la priorità riformatrice sul tema della produzione, sostenendo la necessità di diversificare soggetti ed esperienze. L’istituzione dei Centri, progettualmente, significa moltissimo in questa direzione”.
E tanta è la soddisfazione del presidente di I-Jazz “per il lavoro svolto negli ultimi anni; le risorse al jazz sono passate da 800.000 € oltre 5 milioni e i soggetti finanziati Fus da 23 a 68. Attendiamo l’uscita di tutti i risultati, confidando in una conferma del trend di crescita e prepariamo l’assemblea del 5-6 novembre a Parma in cui gli ormai oltre 85 soci dell’associazione I-Jazz saranno chiamati disegnare le linee programmatiche per il prossimo triennio“.