Pubblicato il 20/02/2023
Al netto di tutto, vent’anni fanno un bel po’ di vita. Sono più di cinquecento concerti moltiplicati per tanti più musicisti passati da qua, molti dei quali si sono rivelati anche incontri con persone di grande valore, non solo dal punto di vista artistico. Senza contare le emozioni, perché quelle davvero non si possono quantificare in nessun modo ma rimangono nel ricordo di chi c’era e di chi le porterà sempre con sé, perché la bella musica riesce a fare quell’effetto e rimane a lungo impressa nella memoria.
Sono queste le parole scelte dall’associazione culturale Piacenza Jazz Club per presentare l’edizione numero venti del Piacenza Jazz Fest. Una manifestazione che, anche nel suo ventennale, non dimentica di puntare lo sguardo al futuro ed esprimere una progettualità sempre in fermento. Lungi dal riposare sugli allori dei molti bei risultati conquistati nel tempo, la parola chiave per il Piacenza Jazz Fest 2023 è, ancora una volta, aprire la strada a nuove collaborazioni e nuovi progetti.
Pubblicazioni, mostre, nuove progettualità e un concerto prodotto in proprio, sono solo alcuni degli sforzi organizzativi più importanti che vanno al di là del cartellone principale dei concerti in programma dal 4 marzo al 18 aprile. Un festival diffuso, in grado di arrivare capillarmente ben al di fuori del contesto tradizionale dei teatri e delle sale concerto, in mezzo alla gente, nelle scuole, per le strade, nei pub, nei centri commerciali, nel carcere, per portare il suo messaggio di festosa contaminazione e integrazione.
Per questo ventennale sono due le traiettorie principali che si intersecano scorrendo il programma dei main concerts: i grandi nomi internazionali da un lato e dall’altro i musicisti italiani di alto lignaggio, quelli che hanno contribuito a creare la storia del jazz nel nostro Paese.
A inaugurare questa speciale edizione sarà invece un omaggio al Maestro Giuseppe Parmigiani, mancato lo scorso anno, con un concerto della “sua” Sugar Kitty Band, che non solo fu la prima big band di Piacenza ma anche delle province limitrofe e che fu da lui ideata e condotta. L’orchestra fu attiva per diversi anni esibendosi regolarmente in festival e rassegne, oltre che nelle piazze e nei teatri della provincia di Piacenza (da segnalare l’esibizione ad Hannover in occasione dell’Expo 2000). Valente musicista, compositore e arrangiatore, Giuseppe Parmigiani ha lasciato un segno indelebile non solo nel panorama della musica piacentina, ma è stato una figura di spicco anche nella scena musicale dell’alta Italia, un precursore che ha infuso in tanti suoi allievi e ammiratori l’amore in particolare per il jazz.
Sul fronte internazionale si spazia dall’Europa agli USA. Quando si parla di musica afroamericana nel Vecchio Continente, uno dei primi nomi che si cita è senza dubbio Michel Portal, il compositore, sassofonista e clarinettista francese in prima linea sin dalla fine degli anni sessanta nel mescolare il linguaggio del jazz con elementi della cultura europea, sia colta che popolare. Al festival si presenterà con un quintetto che ha introdotto nuova linfa creativa, grazie alla miscela di forti personalità provenienti da stili molto diversi, tra i quali anche Bruno Chevillon al contrabbasso.
Dagli Stati Uniti quest’anno sono in arrivo due chitarristi di assoluta eccellenza, che con la loro storia musicale incarnano due differenti facce dell’America: l’energica atmosfera metropolitana da un lato e le grandi praterie dall’altro. Difatti grande attesa attorno a Mike Stern (che farà anche una masterclass a quindici, fortunati chitarristi) accompagnato da una super band di cinque elementi in cui spicca il batterista Dennis Chambers. Il concerto sarà un viaggio musicale attraverso l’eclettica e innovativa discografia di Stern. E a chiudere questa edizione speciale del festival ritornerà un chitarrista che è già leggenda: Bill Frisell. Il musicista, che col suo lavoro ha cambiato il suono della musica americana – come recita il sottotitolo della sua recente biografia – sarà protagonista di un indimenticabile concerto, condividendo il palcoscenico di questo recente progetto con il contrabbassista Thomas Morgan.
Sull’altra traiettoria, in omaggio al grande jazz italiano, viene schierato un terzetto di assoluta fuoriclasse, a cominciare dal sassofonista, compositore e docente Claudio Fasoli. Il Quartetto Samadhi, con cui si presenta al festival, è la situazione ideale per ascoltarlo in quanto garantisce forti emozioni sul piano dell’intensità espressiva, oltre all’imprevedibilità degli sviluppi tematici e improvvisativi. Spazio anche a Umberto Petrin in trio che presenterà nel cartellone del ventennale il suo ultimo progetto Everybody Dance, un lavoro che coniuga il jazz con la disco music, in particolare quella con un approccio più soul-funk, e che lo ha fatto conoscere sotto un’altra luce, lontano dai cliché che lo vedono dipinto come un intellettuale compassato, un compositore difficile la cui musica si nutre da sempre di filosofia, letteratura e arte. Altro protagonista presente tra i big, sarà Maurizio Giammarco. Il sassofonista (nato a Pavia, ma romano d’adozione) è un grande strumentista, un valente didatta e saggista, nonché uno dei maggiori compositori jazz europei, al festival presenterà diverse sue nuove composizioni, appositamente pensate per il gruppo Halfplugged Syncotribe, ovvero una versione del solido e navigato trio Syncotribe allargato a quintetto.
A unire queste due anime, italiana e internazionale, ci penserà idealmente il duo di Enrico Rava, vera icona del jazz italiano, insieme a Fred Hersch, il pianista che ha fatto dell’innovazione il suo elemento distintivo. Un duo nuovo ma tutt’altro che acerbo, amore a prima vista nato al tempo giusto, come capita solo ai grandi amori, che ha trovato i due musicisti in uno stato di grazia. L’assoluta valenza della proposta, è testimoniata dall’interesse dell’emittente francese “Arte”, che riprenderà e trasmetterà addirittura in diretta il concerto. Sempre speciale il concerto che il festival programma nella spiritualità infusa dall’antica Basilica di S. Savino. Quest’anno, per la prima volta, sarà assoluto protagonista in solitudine Gianni Azzali, sassofonista e flautista, nonché direttore del festival. Nel titolo Peke Yako, che in Swahili significa “da solo”, il richiamo alla finalità benefica della serata, il cui ricavato andrà all’associazione “L’albero di Joshua” che sostiene le attività in Kenya della dottoressa piacentina Francesca Lipeti.
E come ogni anno sul palco del Piacenza Jazz Fest arrivano anche i vincitori del Concorso Bettinardi per Giovani Talenti del Jazz Italiano della scorsa edizione: Donatella Montinaro canterà alla testa di un suo quintetto nella stessa sera del Claudio Fasoli Samadhi Quartet; il flautista Aldo Di Caterino si esibirà in trio prima del progetto di Umberto Petrin; e il gruppo Michele Sannelli & The Gonghers suonerà prima dei Syncotribe di Maurizio Giammarco.
Vitale per il Piacenza Jazz Fest è la Fondazione di Piacenza e Vigevano, ente sostenitore fin dalla prima ora e main sponsor della manifestazione, che ha aderito fin da subito all’idea progettuale con grande partecipazione e attenzione. Fondamentali per la buona riuscita del festival sono anche gli altri enti sostenitori, come la Regione Emilia-Romagna e il Ministero della Cultura, tramite il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) e il Comune di Piacenza tramite il patrocinio. In questo anno particolare il festival potrà inoltre fare affidamento sulla Fondazione Donatella Ronconi – Enrica Prati, che ha aderito in particolare agli obiettivi legati al coinvolgimento del mondo della scuola e Confindustria Piacenza. Non fanno inoltre mancare il loro sostegno alcune realtà private che hanno deciso di investire in questo grande evento.
Link al programma completo di Piacenza Jazz Fest 2023
Scheda socio I-Jazz Piacenza Jazz Club