Pubblicato il 05/07/2022
Sarà per il suo essere un chitarrista e aver avuto un Maestro di nome Mick Goodrick, e probabilmente anche per la sua familiarità con il paesaggio marsicano, ma Franco Finucci, direttore artistico di Celano Jazz Convention, ti racconta del lavoro che sta portando avanti con l’associazione Blue Note che ha fondato a Celano vent’anni fa in un modo tutto suo. Alla parola “talento”, preferisce “obiettivo” ed “educazione”, la sua idea di jazz ha molto a che fare con la “strada”, e sui musicisti di jazz non ha dubbi, la passione e la voglia di dare il meglio di sé li rende preziosi, a tal punto da augurarsi che arrivino in massa a sedere in Parlamento.
Al momento, in attesa dello ‘sbarco’ a Montecitorio, a Celano è tutto pronto per dare il via alla nuova edizione delle masterclass: un’esperienza unica, alla portata di giovani studenti, professionisti e appassionati di jazz, con docenti di prestigio; solo per fare qualche nome: Fred Hersch, Ada Montellanico, Tino Tracanna, Giovanni Falzone. E siamo partiti proprio da qui per conoscere meglio tutto il mondo che ruota intorno a Franco Finucci e l’associazione Blue Note di Celano.
Franco ci racconti come è nata l’associazione Blue Note di Celano?
E’ nata circa venti anni fa, da un’idea mia e di altri soci fondatori. Il nostro l’obiettivo era di diffondere la musica e incrementare la didattica musicale nel territorio marsicano.
Nelle prossime settimane prenderanno il via il Celano Jazz Convetion e le masterclass 2022: ci presenti il progetto?
Alla base del progetto Celano Jazz Convention c’è il desiderio di diffondere a 360 gradi la cultura del jazz per formare nuove generazioni di musicisti e di appassionati. Purtroppo il luogo comune che fa credere a tanti che il jazz sia una musica di nicchia non è stato del tutto sfatato, anche se, rispetto a trenta anni fa, la musica jazz si è diffusa in maniera capillare in tutt’Italia. Per migliorare la situazione, sono convinto che si debba partire dall’educazione nelle scuole, oltre a organizzare concerti di qualità e migliorare la didattica. Solo così si apriranno le porte ai professionisti del futuro, che è la finalità delle nostre masterclass.
All’origine del jazz c’è la strada. Ciò significa che può coinvolgere chiunque. Per questo bisogna educare i più piccoli, conquistare un pubblico adulto favorendo le contaminazioni vincenti con altri generi musicali e altre forme d’arte, e poi istruire gli aspiranti professionisti a una carriera che darà ulteriore impulso al jazz italiano.
I docenti che avete coinvolto sono nomi di grande prestigio – Fred Hersch, Ada Montellanico, Tino Tracanna, Giovanni Falzone, Roberto Cecchetto ecc… – come avete costruito la proposta delle masterclass? Le due parole chiave di questa edizione?
Professionalità e originalità. Abbiamo costruito la proposta cercando di includere docenti con grande esperienza d’insegnamento e che condividessero la nostra visione del jazz: quella di una musica che s’insegna e si studia, ma che va anche conquistata come s’impara a parlare un dialetto, ascoltando chi lo parla e assimilandone le sfumature.
L’originalità riguarda l’impostazione delle nostre masterclass. Ogni docente terrà una lezione di tre ore dando consigli che non riguarderanno solo la tecnica strumentale, ma permetteranno agli iscritti di assimilare peculiarità fondamentali per suonare e ascoltare meglio il jazz: la pronuncia jazzistica, l’interplay (fondamentale quando si suona con gli altri), l’evoluzione degli stili, i personaggi che rappresentano i punti fermi nella sua storia, e anche come affrontare e gestire il palcoscenico ecc….

A chi si rivolgono le masterclass e perché sono un’opportunità a cui non si può rinunciare?
Le masterclass (che potranno essere seguite sia dal vivo che in streaming) sono rivolte sia a professionisti o aspiranti tali che ad appassionati, perché anche l’appassionato potrebbe diventare il maestro di futuri professionisti o jazzofili. Sono un’opportunità a cui non si può rinunciare perché si tratta di esperienze uniche che contribuiscono a dare allo studente materiale su cui tornare a ‘lavorare’ per anni. L’approccio di un jazzista allo strumento che suona è unico (per questo riusciamo a riconoscere la tromba di Miles da quella di Dizzy), e per insegnarlo bisogna far comprendere come l’artista abbia raggiunto i suoi obiettivi e spingere gli altri a fare altrettanto. In poche parole bisogna raccontare la sua storia andando oltre la scala o l’accordo.
Cosa ci dobbiamo aspettare dei concerti serali del Celano Jazz Convention?
Sicuramente performance di prestigio considerando i nomi degli artisti: Fred Hersch è considerato il più grande maestro vivente del pianoforte jazz (mercoledì 20 luglio); Ada Montellanico è sicuramente un punto di riferimento per gli appassionati di canto jazz (venerdì 22 luglio); e Tino Tracanna vanta illustri collaborazioni e progetti di successo dagli anni ottanta ad oggi (giovedì 21 luglio).
Sono convinto che la splendida cornice del Castello Piccolomini di Celano, il museo più visitato d’Abruzzo, la condivisione di quest’esperienza tra studenti, pubblico e artisti, e le jam session post concerto nel centro storico della città, contribuiranno a creare un’atmosfera in cui ognuno respirerà la bellezza del jazz. E’ il nostro scopo.
In questi giorni è in programma Jazz for kids & teens: cosa succederà a Celano in questa occasione?
Il progetto Jazz for kids & teens è nato nel 2019 ed è gestito dai maestri Andrea Gargiulo e Giusi Martino, musicisti e docenti da anni impegnati nella didattica di base e dell’inclusione. Si tratta di un’orchestra di giovani e giovanissimi che comprende allievi già avviati allo studio dello strumento, ragazzi che non hanno mai suonato e anche persone con diverse abilità. L’obiettivo è quello di avvicinare i più giovani alla pratica dell’improvvisazione spronandoli a condividere i loro obiettivi in modo solidale. Dopo tre giorni di prove tutta l’orchestra si esibirà nel corso dell’ultima serata in un concerto.

Il jazz italiano e le nuove generazioni: suggerimenti per un futuro pieno di talenti e pubblico under 30/40?
Non c’è dubbio che la didattica si sia evoluta molto negli ultimi decenni, contribuendo a creare molti musicisti tecnicamente completi, ma molto spesso poveri d’idee. Oggi molti professionisti che calcano palcoscenici importanti non conoscono figure fondamentali nella storia del jazz, e questo li porta a non sviluppare uno stile originale. Anziché rincorrere una precoce carriera bruciando le tappe e saltando parti fondamentali, consiglierei di studiare con più calma e, sopratutto, dall’inizio. Ovviamente non mancano, e non mancheranno mai, dei fenomeni che bruciano le tappe perché le hanno già capite.
L’attenzione per il mondo della formazione nei progetti che porti avanti ha a che fare con il tuo essere musicista?
Il mio essere musicista è fondamentale sia nello scegliere sia nel cercare di migliorare i progetti su cui lavoro. La musica non può che essere una passione, ed è quella che ti spinge a crescere e rendere migliore quello che fai. Credo non sarebbe una cattiva idea avere dei musicisti di jazz anche in Parlamento.
C’è stata una figura chiave di ‘maestro’ per te?
Tra tutti i maestri con cui ho studiato e che ricordo con piacere, quello da cui ho imparato tanto è Mick Goodrick, chitarrista che considero non solo un eccellente docente, ma un vero e proprio sensitivo della chitarra jazz. Ricordo ancora le sue parole: “Studiate ciò che dovete, ma cercate di trovare ed esprimere voi stessi. Vivete serenamente la vostra musica condividendola con gli altri e sappiate essere anche dei buoni maestri”.
C’è tempo sino al 17 luglio per iscriversi alle masterclass di Celano Jazz Convention. Basta inviare una email all’indirizzo info@celanojazzconvention.com con la scheda allegata.
Link al programma Celano Jazz Convention 2022
Scheda socio I-Jazz Blue Note Celano