Pubblicato il 22/03/2023
Dopo aver ascoltato la storia di FestiValle raccontata dal suo direttore artistico Fausto Savatteri, il sospetto che ci possa essere un filo che lega le divinità dell’Olimpo a un certo Luigi Pirandello è forte. Un filo che somiglia molto a una cima, una di quelle funi solide e resistenti che vengono usate sulle barche per ormeggiare e che, tra una fibra e l’altra, intrecciano l’essenza stessa di ogni viaggio. Nel caso di FestiValle, il festival internazionale di musica e arti digitali che da sette anni fa risuonare di note ed emozioni la Valle dei Templi ad Agrigento, a intrecciarsi sono le luci accecanti di una Sicilia che illumina le pietre arenare delle colonne doriche all’alba, incanta per i cieli stellati in riva al mare, e le ombre di una terra dai passi ancora incerti verso il futuro, in cui non è facile fare progetti, programmare. Eppure, anche se le onde sono alte e il mare minaccia tempesta, a vincere è sempre la passione, la tenacia e un pizzico di sana follia. Parola di Pirandello, pardon… di Fausto!
Fausto ci racconti come e quando è nato FestiVallle? Un sogno realizzato? Una sfida vinta?
La voglia di tornare in Sicilia e realizzare qualcosa per il mio territorio è un piccolo grande sogno realizzato dal 2017, anno della prima edizione del festival, con l’ambizione di crescere un passo dopo l’altro, seguendo un percorso tracciato. La sfida invece si ripropone ogni anno. Credo non si vinca mai in questo ambito, piuttosto si rischia facilmente di perdere. Anche se, a discapito dei più scettici, la prima sfida vinta è quella di essere arrivati alla settima edizione, superando il giro di boa delle tre edizioni consecutive e affrontando il biennio Covid senza mai fermarsi, a differenza delle tante meteore che, purtroppo, nella mia amata Sicilia cessano di esistere per la mancanza di progettualità e identità (nonostante spesso siano finanziate 100% con fondi pubblici).
Quale è stata l’idea iniziale?
L’idea sin da subito era quella di proporre un festival boutique. E sottolineo festival, non una rassegna o un concertone ascoltato dalle torri di delay e visto al maxi schermo a 300 metri dal palco. L’obiettivo di FestiValle è di accogliere all’interno di luoghi non convenzionali i turisti, gli innamorati della musica internazionale, ma anche gli agrigentini e i siciliani, accompagnandoli nella fruizione di una musica il più delle volte per loro nuova, poco nota al di fuori degli schemi e delle classifiche proposte dal mercato commerciale e pop. E guardando alle sei edizioni trascorse, posso dire che ho avuto il piacere di ospitare alcuni dei miei artisti preferiti e tanti altri artisti emergenti che adesso hanno spiccato il volo. Ne sono fiero.
Con chi condividi il lavoro sul festival?
In questi anni ho avuto il piacere di collaborare con giovani professionisti e giovanissimi siciliani impegnati in diversi settori: dalla musica all’architettura scenografica, dalla comunicazione digitale all’ingegneria acustica. FestiValle vuole essere uno spazio che accoglie, una fucina artistica che cresce di anno in anno, espandendosi sul progetto delle edizioni precedenti e delle sempre più numerose attività associative e promozione sociale che portiamo avanti. Il far parte di I-Jazz in tal senso ha avuto un ruolo fondamentale: fare rete, aiutarsi e confrontarsi, specie nei momenti più delicati, serve a crescere e a migliorarsi.
La mia famiglia e i miei collaboratori più cari rappresentano un supporto indispensabile e ne approfitto per ringraziarli tutti, indistintamente, per avere assecondato e sposato il progetto con un po’ di sana follia!
Teatro del Tempio di Giunone, spiaggia di San Leone, giardino della Kolymbethra: location decisamente impegnative. Come riuscite a sintonizzarvi con questa Passato (con la maiuscola)?
Ogni concerto vive nell’incanto di luoghi senza tempo, ricerchiamo la perfetta armonia musicale per valorizzare e non dissacrare i 2600 anni di storia: i live al tramonto nel rigoglioso Giardino della Kolymbethra con vista sul Tempio dei Dioscuri; la prima serata sul main stage ai piedi del maestoso Tempio di Giunone; i concerti notturni con sonorità più contemporanee sulla spiaggia di San Leone; per finire il rituale di passaggio dell’alba al Tempio della Concordia, aspettando il momento in cui i primi raggi di luce scaldano il giallo della pietra arenaria delle colonne doriche.
Il nostro obiettivo è offrire un format esperienziale che negli anni si è arricchito di percorsi e spunti turistici per vivere il patrimonio artistico, storico e naturale della Valle dei Templi in modo inedito. Promuovere attraverso la musica e la cultura significa accogliere e richiamare i turisti (nel 2022 abbiamo registrato picchi dell’80% di non residenti), ma anche far diventare turisti nella propria città i residenti. Per quattro giorni tutti vivono immersi tra musica, emozioni, divertimento e le bellezze del nostro territorio. Se geograficamente Agrigento è più scomoda da raggiungere rispetto a Milano, vi assicuro che dopo aver vissuto l’esperienze di FestiValle le difficoltà logistiche e i disservizi passano in secondo piano. Quello che rimane è un ricordo positivo e indimenticabile!
Con il festival avete scelto di ‘raccontare’ l’innovazione e la sperimentazione nel jazz, e non solo. Cosa ci puoi dire di questo aspetto del vostro lavoro?
Sull’innovazione e la sperimentazione abbiamo fatto tanto, ma non ancora abbastanza per come vorrei fosse recepito dal territorio. Ho un grande rispetto per le Istituzioni e mi auspico di poter continuare a investire su Agrigento con continuità progettuale pluriennale, ma non è sempre semplice per me. Nel periodo invernale spesso risiedo lontano da Agrigento, anche se non passa giorno che non lavori al festival con l’obiettivo di portare nuovi progetti e collaborazioni in Sicilia. Un impegno che in questi anni, attraverso un vero e proprio effetto moltiplicatore, ha generato benefici per tutti.
Per me è importante che il FestiValle sia percepito come una manifestazione della città, a prescindere da chi ci sarà domani o tra dieci anni. Ringrazio i Direttori Architetto Parello, Architetto Sciarratta, il dott. Infantino e tutti i funzionari dell’Ente Parco per avere ospitato e accolto in questi anni il format FestiValle all’interno dei luoghi del Parco Archeologico.
Credo che il festival andrebbe tutelato così come andrebbero tutelati con criteri oggettivi altre manifestazioni, sull’esempio del virtuoso modello Puglia Sounds. Da semplice cittadino sono felice quando si lanciano messaggi propositivi, ma mi spaventa pensare che in alcuni casi la politica (a volte distaccata dalle nuove realtà territoriali) possa vanificare progetti partiti dal basso con scelte considerate innocue, ma per noi operatori culturali essenziali.
E poi ci sono le critiche sterili che non fanno altro che ostacolare i tanti che si spendono sia nel pubblico sia nel privato. Di recente su un giornale locale ho letto un commento che riguardava FestiValle: “Pensate a riparare le strade invece di organizzare concerti!”. Ho sorriso molto. Non sarò di certo io a costruire autostrade o reti ferroviarie in Sicilia, la musica non ha mai ucciso nessuno e il FestiValle, realizzato con risorse proprie e numeri alla mano, ha generato un indotto turistico considerevole a beneficio del territorio. Chi punta il dito contribuisce solo ad aumentare il flusso migratorio della mia generazione (io purtroppo sono tra questi e ora faccio i salti mortali per lavorare e tornare nella mia città). Dopo tutto Agrigento, città di Pirandello, non è esente da alcune tra le più deleterie contraddizioni del nostro tempo…
FestiValle fa parte della rete Jazz Takes The Green: come declinate l’attenzione verso il territorio che vi accoglie e quali pratiche ‘sostenibili’ avete adottato?
Rispondo per punti:
- allestimenti in legno riciclato sin dalla prima edizione (e dal 2021 migliorati grazie al nostro prezioso partner tecnico Legno Master);
- il festival dal 2021 è plastic free, no alla stampa di manifesti, sì alla digitalizzazione e – laddove indispensabile – l’utilizzo di carta riciclata per locandine e poster (grazie al sostegno di Sciabica assicurazioni);
- mobilità sostenibile e utilizzo di auto elettriche nelle edizioni ’21 e ’22 (con l’azzeramento delle emissioni di gas climalteranti grazie alla concessionaria Meridiano) per i trasbordi locali degli artisti e dello staff;
- progetti di riforestazione;
- progetti di inclusione sociale con i migranti.
Per il 2023 stiamo lavorando a nuovi progetti che ci auguriamo di poter comunicare presto, sicuramente incidendo con un significativo aumento dei costi di produzione ma ritengo sia un dovere morale e un obbligo da perseguire al fine di sensibilizzare il pubblico degli eventi.
Avete già lanciato i nomi dei primi artisti ospiti dell’edizione 2023: ci vuoi anticipare qualcosa delle loro performance? Le due parole chiave del programma di questo anno?
Abbiamo annunciato i primi sei concerti, tutti in esclusiva siciliana, cui seguiranno tanti altri artisti che andranno in scena dal 3 al 6 agosto 2023. Li attendo con immensa emozione, altrimenti non li avrei scelti!
Ci sarà Seun Kuti, principe indiscusso dell’autentica tradizione afrobeat, con la storica formazione degli Egypt 80 che ci delizieranno con un imperdibile concerto dai ritmi coinvolgenti, così come la leggenda del jazz Fred Wesley, sul palco con la sua prodigiosa band i New JBs, che quest’anno celebra i cinquant’anni di attività e porterà dentro la valle dei Templi la storia del kunk. Poi sarà la volta di Lady Blackbird “l’anima antica del nuovo soul jazz”, una delle voci più belle del panorama jazz mondiale, e degli italianissimi C’mon Tigre, un gruppo che stimo e ammiro perché rappresentano una delle realtà più interessanti, un linguaggio nuovo, un sound internazionale di cui dovremmo essere tutti orgogliosi e promotori!
Ai piedi del Tempio dei Dioscuri due concerti speciali al tramonto: Shai Maestro, formidabile e stimato pianista israeliano residente a NYC – non vedo l’ora che suoni “From One Soul to Another” – e i Tunng, storica band inglese dei primi anni 2000, in esclusiva italiana per uno speciale concerto “the best of”. Infine, in attesa dei prossimi annunci, vi posso dire che anche quest’anno riproporremo il format “Al Passo Coi Templi, il risveglio degli Dei”, spettacolo multidisciplinare all’alba con oltre 40 tra musicisti e performer ai piedi del Tempio della Concordia. Non mancheranno talk con la partecipazione degli artisti stessi del festival e ospiti che annunceremo.
Negli ultimi anni il mondo del jazz italiano ha moltiplicato il suo impegno per promuovere e sostenere l’intera filiera: quali ritieni le sfide più importanti da portare avanti?
Le nuove generazioni, la promozione della creatività emergente, la condivisione con progetti nelle scuole, la circuitazione delle nuove opere rappresentano dei fondamentali tasselli per lo sviluppo del jazz. I-Jazz ha già fatto tanto e si deve sicuramente continuare in tal senso. Dovremmo puntare ad avvicinare (e non allontanare) il pubblico giovane all’ascolto del jazz sia tradizionale che contemporaneo. Servirebbe più tutela per il patrimonio jazzistico italiano perché c’è un grande potenziale inespresso, la sfida è prima di tutto degli artisti stessi.
Il sostegno alle nuove opere per la circuitazione serve anche agli organizzatori per incentivarli a osare includendo più artisti emergenti senza per forza dover fare i conti con il botteghino. Allo stesso tempo avvicinare un pubblico più vasto, ospitando all’interno del programma artisti popolari/cantautori che abbiano una radice comune con il jazz, serve a farne scoprire altri all’interno della stessa serata.
Ripeto, avvicinare i giovani, perché il jazz non è noia e non è fatto solo di virtuosismi fini a sé stessi, ma sa essere intrattenimento, spettacolo dal vivo. Il jazz è puro e sorprende anche senza budget milionari spesi su allestimenti, giochi pirotecnici e coreografie. Ma con meno risorse il jazz ha e avrà meno visibilità rispetto al pop e all’indie (termine abusato per indicare il nuovo pop e che non riesco proprio a digerire essendo cresciuto con il vero indie degli Slint, Karate, Sonic Youth o pensando all’Italia i One Dimensional Man).
Domanda personale: se Fausto non avesse incontrato il jazz nella sua vita, oggi si occuperebbe di..?
Non lo so e non voglio immaginare! 🙂 Ho faticato davvero tanto affinché la Musica in generale (non solo il jazz) facesse parte della mia vita. Mi sono laureato in Ingegneria, ho fatto il dipendente in aziende private per alcuni anni e solo dopo aver vissuto determinate esperienze ho deciso di sposare la Musica come compagna di vita.
E infine torniamo ai sogni musicali da realizzare: una serata mitica al Tempio di Giunone con protagonista…?
Poiché è una domanda di fantasia, rispondo con utopia! Paolo Conte che esibendosi al FestiValle dedica un suo brano alla Dea Giunone!
Scheda socio I-Jazz Associazione FestiValle