Pubblicato il 27/05/2022
Se il jazz ha molto a che fare con l’improvvisazione, lo stesso può dirsi della sintonia, che non è semplice accordo (tra le parti), o sincera collaborazione a seguire le note l’uno dell’altro. La sintonia nel jazz somiglia molto alla vita. Se funziona, vorresti durasse in eterno. Che poi è la magia di ogni storia che conti, sul palco o a riflettori spenti.
E di sintonia, nella vita e nel jazz, ne sanno sicuramente qualcosa Helga Plankensteiner e Michael Lösch, direttori artistici del festival Lana Meets Jazz, ideatori di Sweet Alps, l’associazione culturale altoatesina che da oltre quindici anni promuove progetti musicali in tutto l’arco alpino, e anche marito e moglie. Due musicisti, Helga con il suo immancabile sassofono, e Michael e il suo pianoforte, decisi a portare il jazz dove non era ancora arrivato, in compagnia di grandi artisti, studenti alle prime armi, appassionati di musica e anche qualche scettico che non crede che con il jazz ci si possa divertire.
Helga e Michael iniziamo a presentare Sweet Alps: come è nata l’associazione e con quali obiettivi?
H: La nostra associazione è nata per caso: 15 anni fa mi sono lamentata della mancanza di musica dal vivo nel paese di Lana con il sindaco di allora, il quale ci rispose: “Perché non organizzate qualcosa voi?”, promettendoci da subito un finanziamento. A quel punto siamo stati ‘costretti’ a fondare un’associazione per avere accesso ai fondi pubblici.
M: E abbiamo iniziato con una rassegna di un concerto al mese, in concomitanza con il corso di jazz della scuola di musica di Lana. Nel 2012 abbiamo poi deciso di raggruppare i concerti in un piccolo festival, in maggio, coinvolgendo anche l’azienda di soggiorno e altre istituzioni del paese.
Lana Meets Jazz prenderà il via il 12 giugno: quali i temi chiave di questa edizione?
H: Il nostro festival è sempre stato caratterizzato da un’ampia apertura stilistica, dal jazz più tradizionale alle nuove tendenze. In più quest’anno possiamo riprendere a coinvolgere i giovani allievi dei corsi di jazz che di solito suonano come gruppo spalla prima dei professionisti.
M: Cerchiamo di mantenere una certa varietà anche per quel che riguarda la provenienza dei musicisti che arrivano sia della nostra regione che da altre zone d’Italia e dal resto del mondo. Inoltre riserviamo sempre un concerto a uno dei nostri progetti originali che quest’anno è dedicato alla musica di Jelly Roll Morton.
Insieme alla musica il territorio è sicuramente un protagonista del festival: le vostre parole chiave per descrivere il legame tra Lana e il jazz
H: Lana è una piccola cittadina di circa 14.000 abitanti e la cultura musicale è da sempre legata molto alla tradizione delle bande, ma c’è una certa curiosità per cose nuove e quindi anche il jazz ha trovato il suo posto. Quindi curiosità.
M: Aggiungerei anche collaborazione come parola chiave. Siamo una piccola associazione e per mettere in piedi il festival abbiamo la fortuna di collaborare con varie istituzioni come azienda di soggiorno, scuola di musica, biblioteca, cantine e birrerie.
C’è qualcosa che in questi anni, grazie al festival, il pubblico e magari anche voi stessi avete (ri)scoperto di Lana?
H: Abbiamo riscoperto tanti bei posti poco conosciuti che stiamo utilizzando come location per il festival: castelli, giardini, piazze e chiese, cantine e birrerie.
M: E abbiamo anche scoperto di poter contare su un pubblico di affezionati che seguono il festival già da parecchi anni, cosa che ci incoraggia ad andare avanti.
Helga ci racconti il progetto The Sax Kids: di cosa si tratta?
I protagonisti di The Sax Kids sono i miei allievi più piccoli, e già al primo anno di strumento iniziano a improvvisare su forme semplici. In fondo abbiamo messo in piedi il festival per loro, cosi sentono i veri musicisti dal vivo e da vicino!
Michael: il ‘tuo’ concerto indimenticabile negli archivi di Lana Meets Jazz?
Per me sono stati emozionanti i momenti in cui grandi musicisti come Stefano di Battista, Gabriele Mirabassi o Gianluca Petrella si sono uniti spontaneamente agli allievi in concerto regalando ai piccoli dei momenti indimenticabili.
Una direzione artistica a 4 mani (che si incrociano nel lavoro e nella vita): un grande vantaggio e una piccola criticità?
H: Un vantaggio è che non servono riunioni di consigli di amministrazione, e ci si può dedicare ai progetti in qualsiasi momento e confrontare subito le nostre opinioni. Anche se devo dire che andiamo abbastanza d’accordo sulla direzione musicale.
M: Lo svantaggio è che durante la fase preparatoria siamo sempre concentrati sul festival e spesso è difficile confrontarsi su altre cose. Ma va bene così.
Progetti (e sogni) nel cassetto di Sweet Alps per il futuro del jazz italiano?
H: Il jazz italiano secondo noi è a un livello altissimo, l’unico problema è che siamo in tantissimi. Con il lavoro di formazione portato avanti da un numero sempre più grande di scuole continuano ad aumentare i musicisti, e le possibilità di esibirsi non bastano. Bisogna fare in modo che aumentino anche queste.
M: Noi comunque speriamo di poter proseguire col festival e di portare avanti anche le nostre produzioni originali come la Sweet Alps Orchestra, i gruppi Barionda, Jelly Roll e Plankton.

Helga: il tuo personale ‘suggerimento’ per rendere sempre più numerosa la presenza di donne, musiciste e operatrici culturali, nel mondo del jazz?
Come musiciste ormai siamo in tante e anche sempre piu in evidenza, quello che ancora manca è una direzione artistica e una critica musicale al femminile.
Michael: molti sollevano il problema dell’assenza di un pubblico giovane appassionato di jazz: quale è la tua esperienza a riguardo?
Il problema c’è e la nostra opinione è che bisogna partire dalle scuole e dall’educazione in generale. Noi cerchiamo di coinvolgere i giovani musicisti sperando che portino gli amici e i genitori tra il pubblico dei nostri concerti, per fargli capire che il jazz non é sempre una musica difficile o di élite, e ci si può anche divertire!
Un consiglio di ascolto jazz per riprendere il ritmo (e il cammino in alta quota)?
H: Io consiglio il mio nuovo cd del gruppo Barionda con quattro sax baritoni e batteria che propone una massa sonora che ci spinge verso nuove cime musicali.
M: A questo punto propongo un mio vecchio progetto con ospite Steven Bernstein dal titolo Heroes che dedico a tutti gli eroici musicisti di jazz.
Link al programma Lana Meets Jazz
Scheda socio I-Jazz Sweet Alps