Pubblicato il 25/02/2022
Imbattersi in qualcosa che si ama fare e rifare all’infinito, trasformandolo in un’opportunità per se stessi e per gli altri, non è semplice. C’è bisogno di luoghi dove mettersi in gioco, di tempo strappato alla routine quotidiana, e dell’attenzione di chi sa ascoltare. Tre ingredienti che, da oltre 30 anni, fanno parte del dna di Area Sismica, associazione di promozione sociale fondato nel 1991 a Forlì con l’obiettivo di intercettare gli snodi tra arte e contemporaneità, all’insegna della musica. Missione complicata? Non proprio, se a guidarvi è la passione e una certa diffidenza per gli steccati, parola di Ariele Monti, direttore artistico di Area Sismica. Ma non chiamatelo “talento”!
Da dove inizieresti a raccontare una realtà come Area Sismica a chi non vi conosce?
E’ una realtà che guarda al presente, riconoscendo come inevitabile lo snodo tra arte e i contesti attuali. Da 32 anni c’è voglia di ascoltare chi ha qualcosa da dire, al di là del linguaggio, nonostante la nostra passione sia rivolta a quello musicale.
Sicuramente un tratto distintivo del vostro lavoro sono le tante residenze artistiche ospitate durate l’anno: perché questa scelta?
Per dare centralità al fattore tempo, fondamentale per sviluppare le relazioni artistiche, far sedimentare le sensazioni di un incontro musicale e trasformare i vagiti di un’idea comune in una struttura da dipanare. Le residenze sono aumentate subito dopo la prima ondata pandemica per coinvolgere il più alto numero di musicisti italiani e creare progetti nuovi, pensati durante il lockdown. Un’esperienza terribile sotto diversi punti di vista. Poi abbiamo proseguito nel progettare residenze di altre formazioni originali grazie a un bando della Emilia-Romagna Music Commission, che ha dato e darà la possibilità di farle circuitare in Italia e all’estero.
Inoltre la struttura stessa di Area Sismica si presta molto a ospitare residenze, sia per l’acustica della sala, studiata appositamente, sia per la dotazione tecnica, che permette di registrare a livello professionale le sessioni di prova e i concerti, sia per la presenza di una foresteria al piano superiore che rende tutto più facile e immediato, contatto umano compreso.
C’è un elemento che accomuna i progetti che nascono all’interno di una residenza artistica?
Il nostro intento è sempre stato quello di presentare un linguaggio scaturito da un’urgenza espressiva direttamente collegata al contesto del presente. Agli artisti, come detto, diamo semplicemente il tempo. Nella loro massima libertà di movimento ritroviamo un comune denominatore tra le varie residenze e la stessa Area Sismica, l’abbattimento degli steccati di genere.
Due progetti che ti hanno particolarmente colpito per i risultati raggiunti?
Lo scorso anno la residenza dei Tell Kujira – quartetto composto da Ambra Chiara Michelangeli, Francesco Diodati, Francesco Guerri e Stefano Calderano – ha creato un’alchimia immediata, non solo musicalmente parlando. Tutto ciò ha portato riscontri anche internazionali con una rapidità inaspettata, i cui frutti si vedranno già nei prossimi mesi. E le residenze create nel 2020 hanno un sapore speciale per una serie di ragioni, su tutte quella della rinascita.
Residenze artistiche e festival jazz: consigli per un’alleanza che guarda al futuro?
Dipende a quale poetica ci si riferisce, sotto l’etichetta jazz abbiamo festival di ogni tipo, tutti con pari dignità, con direzioni artistiche precise e programmi musicali che non sempre mischiano le carte. Le residenze possono essere l’anima di un festival jazz purché parlino una lingua simile. A quel punto l’amalgama, la circuitazione e anche lo scambio promozionale a più livelli sarà conseguenza naturale e di senso.
Se dovessi suggerire due parole chiave per gli Stati generali del jazz italiano in programma a maggio?
Non saprei condensare in due parole il mio suggerimento, non sono un bravo copywriter! Personalmente vorrei che gli Stati Generali siano una bella occasione per dare una scossa al settore. Il jazz italiano è ricco di festival focalizzati su di un singolo approccio musicale, che ha tutta la dignità del mondo, per carità. Ma mi piacerebbe si iniziasse maggiormente a mischiare le carte anche attraverso la circuitazione di musicisti e formazioni meno rassicurati, in modo da fornire una pluralità di espressioni musicali riconducibili al jazz. Sarebbe importante ci fosse più voglia di rischiare una parte, anche piccola, di programmazione dei festival jazz votati al mainstream.
Ci regali qualche anteprima sull’edizione 2022 del Forlì Open Music?
Purtroppo ancora non riesco ad anticipare nulla di preciso circa il programma, gli incastri che vorrei sono molto ingarbugliati e le questioni logistiche hanno ancora il sopravvento. Posso giusto dire che sarà collocato a novembre, con un’anteprima all’aperto a luglio. Spero si possano di nuovo coinvolgere attivamente le scuole musicali, i protocolli anticovid non lo hanno reso possibile.
Aver vissuto all’interno di un’associazione come I-Jazz ‘l’esperienza’ della pandemia, cosa ha significato per Area Sismica?
Siamo entrati in I-Jazz poco prima dell’inizio della pandemia ed è stato molto utile esserci per captare tutte le forme di supporto uscite a intermittenza e in sordina dai canali istituzionali. Devo complimentarmi con Giulia Focardi per lo splendido lavoro organizzativo e con chi dell’associazione ha le antenne sempre accese e pronte a condividere informazioni preziose.
Per Ariele Monti cos’è il talento?
Secondo me è una forma di autolimitazione pensare che esista. Ma se proprio dovessi ammetterlo, direi che il talento si può ridurre a una sorta di combinazione tra ambiente in cui si cresce e la possibilità di imbattersi in qualcosa che si ama fare e rifare all’infinito. Anche la struttura fisica è fondamentale in questo incastro, pur parlando di musica e non di sport. Più che di predisposizione divina, trattasi di culo.
Scheda socio I-Jazz Area Sismica