Pubblicato il 11/06/2019
Il festival Sile Jazz nel 2019 taglia il traguardo dell’ottava edizione. Alle soglie del suo inizio (13 giugno) abbiamo raggiunto il direttore artistico Alessandro Fedrigo, anche musicista e discografico, per parlare con lui di bilanci, di reti virtuose, e del tema di quest’anno del festival, Suoni senza frontiere. Un’edizione che si impone come momento di aggregazione culturale, percorso di scoperta e riscoperta dei luoghi del fiume Sile e dei suoi affluenti – entrano tra le proposte del festival anche dei pacchetti turistici ad hoc, dei percorsi ciclabili che conducono agli eventi e delle convenzioni enogastronomiche abbinate ai concerti – ma anche un’opportunità di esplorazione del panorama jazzistico contemporaneo.
Ottava edizione di Sile Jazz, otto edizioni di musica e crescita culturale anche per il territorio: qual è il vostro bilancio?
“Il bilancio è sicuramente positivo: Sile Jazz in questi anni è cresciuta molto, sia coinvolgendo un numero sempre crescente di comuni sia attivando sinergie e partnership con tanti soggetti.
Per noi la parola d’ordine è l’esplorazione del jazz e della musica con un fare curioso e l’esplorazione del territorio, che è il luogo che intendiamo valorizzare e scoprire”.
Una rassegna fortemente connaturata al proprio territorio di appartenenza ma dal respiro internazionale: come lavorate per garantire questo equilibrio?
“Quest’anno il titolo è Suoni senza frontiere, Il progetto è quello di portare sul territorio musicisti che arrivino da tanti paesi e ascoltare come questa musica venga declinata in modi differenti. L’attenzione è soprattutto per l’Europa e in questo senso la nostra partecipazione a Europe Jazz Network è stata fondamentale, ci ha consentito di sviluppare una serie di sinergie con paesi che rappresentano, secondo noi, l’eccellenza del jazz creativo in questo momento. Al nostro pubblico chiediamo di venire a scoprire musicisti di grande qualità ed essere partecipi di questo progetto”.
Su quali linee si muoverà il festival nel futuro, avete già qualcosa in mente?
“La linea del futuro sarà sicuramente quella di rinsaldare queste sinergie, ma anche di insistere su un elemento che introduciamo quest’anno per la prima volta. Infatti, accanto al percorso musicale abbiamo affiancato un percorso cicloturistico (il nostro territorio è ricco di piste ciclabili), e un percorso enogastronomico. Sono tanti i ristoratori che abbiamo deciso di coinvolgere per offrire al nostro pubblico la possibilità di cenare prima del concerto, gustando piatti della tradizione con una punta di innovazione. Vogliamo creare un’esperienza che si sviluppi nel weekend e possa essere interessante per turisti appassionati di musica, di cultura, e non solo di jazz”
Come Nusica.org fate parte di I-Jazz e di ADEIDJ, come musicisti siete soci di MIdJ (tu sei membro del consiglio direttivo): quanto è importante fare rete oggi?
“Per noi è fondamentale fare rete oggi, direi che è l’unica possibilità di sviluppare progettualità interessanti, di confrontarsi e di ricevere suggerimenti e stimoli. Sile Jazz è una rete di 12 comuni e di tanti partner. Nusica.org partecipa a Europe Jazz Network, all’associazione delle etichette ADEIDJ, a I-Jazz e io personalmente sono coinvolto in MIdJ. E’ ovviamente faticoso fare rete e confrontarsi con tanti soggetti, ma è estremamente stimolante, secondo noi è l’unica prospettiva possibile”.
Come sta il jazz italiano secondo te?
“Il jazz italiano è in un momento di grande sviluppo, non solo artistico, ma proprio come sistema. Sono nate tante associazioni che rappresentano le categorie coinvolte nel mondo del jazz, è nata una Federazione. E anche se i progetti che daranno la svolta a questo nostro settore non sono ancora partiti del tutto, siamo fiduciosi. Sicuramente è un momento in cui bisogna lavorare, e soprattutto avere una prospettiva di mediolungo periodo verso la quale tendere, è un periodo assolutamente interessante”.
Programma e info: https://www.silejazz.com/