Pubblicato il 24/08/2022
Concerti, spettacoli, performance, incontri, workshop: il conto alla rovescia per l’edizione XXIX di Fabbrica Europa è iniziato. Dal 2 settembre a Firenze il grande laboratorio di saperi e pratiche artistiche del festival accende i riflettori sull’intreccio di culture e di linguaggi che da sempre caratterizzano la manifestazione fiorentina. Un caleidoscopio di suggestioni che attraverso la danza, le arti performative e la musica propone al suo pubblico un viaggio all’insegna dell’incontro, quello profondo, che racconta di un “meticciato umano e artistico che rappresenta il nostro oggi”. Per saperne di più ci siamo fatti guidare da Maurizio Busia, il direttore artistico della sezione musica, raggiunto tra un soundcheck e l’altro.
XXIX edizione per il festival Fabbrica Europa, da sempre laboratorio attento ai processi creativi nelle arti performative: la parola chiave di questa edizione 2022 per il programma musicale?
Insieme alla direttrice artistica della sezione danza, Maurizia Settembri, abbiamo lavorato a un programma in cui si possono individuare almeno due parole chiave che si intrecciano continuamente: internazionale e territorio. L’idea che, oltre alla dimensione del festival, dopo quasi trent’anni di attività, l’essenza di Fabbrica Europa lavora per una piattaforma dell’incontro tra artisti, creazioni internazionali, nazionali e territoriali, e verso l’attivazione di immaginari attuali e futuri. Il tutto con la massima attenzione al contesto di riferimento e alle persone e alle comunità che lo abitano: non solo a Firenze ma in diversi scenari della Toscana.
Un festival che ha scelto il meticciato umano e artistico come cifra distintiva delle sue proposte: iniziamo a conoscere qualche protagonista? Che ne dici di partire dall’incontro tra il grande maestro di kora maliano Ballaké Sissoko e la flautista statunitense Nicole Mitchell? Cosa ci aspetta?
Fabbrica Europa ruota fin dalle origini intorno al concetto di “ritualità contemporanee” che spesso è un comune denominatore per molti degli artisti che ospitiamo e che fanno dialogare la danza, la musica e i linguaggi performativi con le culture di appartenenza. L’incontro tra la musica di Nicole Mitchell e quella di Ballake Sissoko va in questa direzione: entrambi maestri del proprio linguaggio musicale e con radici ben salde per quanto aperte, innestano il jazz sulle tessiture armoniche imbastite dalla kora oltrepassando i generi con naturalezza e diventando uno specchio della società come ci piacerebbe che fosse.
E rivolgendo lo sguardo al panorama jazz europeo: ci presenti il concerto di Camille Bertault & David Helbock? E quello del grande John Surman?
Grandi maestri e talenti da scoprire. L’invito per Surman è di qualche anno fa, rimandato per la pandemia prima ancora che fosse scritto sui programmi, ma forse in questo 2022 la sua presenza ha ancora più senso, anche perché è uno di quei concerti che suggerirei in particolare ai giovani musicisti e ai giovani ascoltatori, oltre che agli estimatori, per quelle profondità su cui Surman sa accompagnare con eleganza e umiltà (in collaborazione con Empoli Jazz). Il “contrasto”, se così si può dire, con il concerto di Camille Bertault e David Helbock è forte e voluto: qui il jazz è brillante e continuamente alla ricerca di sondare gli estremi – seppur piacevolmente – delle forme compositive e della forma canzone, tra i pianissimi e le velocità impossibili del pianoforte, i sussurri e le vette vocali, le peripezie giocose d’insieme.
Perché non mancare l’appuntamento con il compositore e musicista Chassol? Quale progetto porterà a Firenze?
Se il termine multidisciplinare ha un senso è anche per artisti come Chassol che da tempo lavorano portando al massimo delle possibilità il rapporto tra suono e immagini video di alta qualità. “Chou” è un viaggio nella Bruxelles creativa ed è una produzione del prestigioso Kunstenfestivaldesarts: arriva in Italia in prima nazionale per mostrare un po’ di quel che sta accadendo in Europa anche a chi in questi anni non ha potuto viaggiare quanto avrebbe voluto.
Tante le artiste donne in programma – tra quelle ancora non citate ci sono Cristina Donà, la straordinaria Oumou Sangaré, Yousra Mansour – cosa regalerà al festival la loro presenza? C’è un filo che le lega?
Sono contento che si noti. E soprattutto del fatto che non sia il risultato di una scelta fatta a tavolino. Sono tutte presenze che ci rendono particolarmente entusiasti perché rappresentano, ognuna nel loro mondo, il meglio che a nostro parere sta avvenendo, sia per figure mitiche come la regina della musica del Mali che è Oumou Sangarè, tanto per artiste come Cristina Donà che stimiamo anche per non essersi mai fermata nella ricerca di nuove sfide (e in questo caso sarà in scena con il musicista Saverio Lanza e col coreografo e danzatore Daniele Ninarello), così come per la giovane Yousra Mansour, leader e suonatrice di guembrì di uno dei gruppo franco-marocchino del momento e promossi dalla Real World: i Bab L’Bluz.
Del lavoro portato avanti in questi anni di direzione artistica di FE Musica, di cosa sei più orgoglioso?
Di essere entrato in un’ottica in cui “direzione artistica” vuol dire essere al servizio delle idee e, nel mio caso specifico, della musica. E di avere avuto la fortuna e di essere riuscito a circondarmi di persone, colleghi e artisti che condividono questa visione e con cui la crescita avviene insieme su prospettive e obiettivi che non trascurano l’importanza della ricaduta culturale e sociale di quel che realizziamo.
Ci regali un tuo sogno nel cassetto che potrebbe diventare realtà? Che riguardi i festival o il jazz italiano?
Il 2022 è stato, e probabilmente continuerà a essere, un anno complicato per organizzatori, artisti e in generale per tutti i lavoratori dello spettacolo. La mia speranza più che un sogno è che a partire dal 2023 si lavori per un maggior coordinamento delle attività sui territori, prima di tutto per una nuova e necessaria attenzione ai pubblici, che giustamente chiedono un sistema d’insieme più efficace. Credo sarebbe uno slancio utile anche a ricostruire pian piano nuove comunità di ascoltatori e fruitori attivi e curiosi, che sappiamo essere un delle vere questioni aperte del presente e del prossimo futuro per la musica intesa come fattore culturale e di crescita. Il sogno è che la formazione diventi un terreno di lavoro comune e trasversale alle singole progettualità.
Colonna sonora di questo scorcio di fine estate 2022, per ‘scaldare’ i motori in attesa di Fabbrica Europa XXIX?
Sicuramente un brano che potrete ascoltare nel primo concerto in programma al festival, il 6 settembre a Firenze, con protagonisti Camille Bertault e David Helbock – “Frevo” – che prima di tutto è un omaggio al grande Egberto Gismonti.
Link al programma Fabbrica Europa 2022
Scheda socio I-Jazz Fondazione Fabbrica Europa