Pubblicato il 05/02/2019
Un viaggio che ha portato lontano tutti: i venti musicisti vincitori, lo staff di MIdJ che lo ha ideato e promosso, la SIAE che lo ha sostenuto, il pubblico che lo ha seguito e incoraggiato. Un viaggio che è iniziato a dicembre del 2017, con il sorteggio delle destinazioni per i musicisti che avevano vinto il bando AIR – Artisti in Residenza, e che ha preso vita, corpo, libertà e sogni per tutto l’arco del 2018 spaziando da Bangkok a Toronto, da Stoccolma ad Addis Abeba. Un giro del mondo in meno di 365 giorni grazie alla musica dei giovani talenti italiani che ha fatto nascere splendide opportunità, concerti e collaborazioni virtuose; gli stessi musicisti il 18 febbraio 2019 avranno la possibilità di raccontarsi e raccontare la propria esperienza all’Auditorium Parco della Musica di Roma (Teatro Borgna, ore 21), durante una serata che siglerà la conclusione ideale di tutto il percorso, una festa per la musica italiana.
AIR è un’importante iniziativa sulle residenze estere, progettato da MIDJ, Associazione Italiana dei Musicisti di Jazz, promosso e reso possibile grazie al contributo economico di SIAE, la Società Italiana degli Autori ed Editori, sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nonché da Europe Jazz Network. Il progetto si è concentrato su venti residenze di artista destinate ai giovani jazzisti italiani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, i quali hanno trascorso all’estero, in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura e delle Ambasciate, un periodo variabile dalle quattro alle sei settimane. Il bando che si rivolgeva ai musicisti provenienti da tutta Italia è stato un grande successo in termini di partecipazione, facendo registrare un livello molto alto che ha significato un duro lavoro da parte delle commissioni selezionatrici di MIdJ.
I musicisti coinvolti: Stefano Carbonelli (chitarrista, Lazio) – Addis Abeba; Daniele Cordisco (chitarrista, Molise) – Sofia; Claudio Jr De Rosa (sassofonista e clarinettista, Campania) – Toronto; Simone Di Benedetto (contrabbasso, Emilia Romagna) – Copenaghen; Matteo Di Leonardo (chitarrista, Abruzzo) – Nairobi; Anais Tecla Drago (violinista, Piemonte) – Bangkok; Francesco Fiorenzani (chitarrista, Toscana) – Budapest; William Greco (pianista, Puglia) – Vienna; Nicola Guida (pianista, Basilicata) – Tokyo; Alessandro Lanzoni (pianista, Toscana) – Pechino; Manuel Magrini (pianista, Umbria) – Città del Messico; Gabriele Mitelli (trombettista, Lombardia) – Lisbona; Francesco Orio (pianista, Lombardia) – Stoccolma; Francesco Patti (sassofonista, Sicilia) – Lima; Giovanni Perin (vibrafonista, Veneto) – Montreal; Paride Pignotti (chitarrista, Marche) – Dakar; Gianluca Salcuni (sassofonista, Liguria) – Londra; Danilo Tarso (pianista, Puglia) – Praga; Enrico Zanisi (pianista, Lazio) – Belgrado; Alessio Zucca (pianista, Sardegna) – Parigi
Alla vigilia della grande festa del 18 febbraio, abbiamo parlato del progetto con Ada Montellanico – presidente di MIdJ nel momento della realizzazione del progetto – e con Simone Graziano, attuale presidente dell’associazione:
AIR è stato un progetto significativo a 360°, e certamente innovativo: un tuo commento su questa importante esperienza?
A.M.: “AIR è il progetto più importante sulle residenze d’artista realizzato in Italia e la novità è che sia stata una associazione di musicisti a idearlo e a realizzarlo con il supporto di SIAE. Per ogni musicista avere l’opportunità di incontrare nuove realtà in contesti musicali e culturali diversi è una esperienza di crescita estremamente importante, sia umanamente che artisticamente. Molti i racconti arrivati che ci hanno colpito e commosso per l’intensità e la forza degli incontri fatti e per l’enorme bagaglio di esperienze con cui tutti sono tornati in Italia. Si sono attivate collaborazioni, e non sono mancati i contatti con organizzatori di festival dove alcuni di loro sono stati inviati a tornare”.
S.G.: “AIR rappresenta, per la prima volta nella storia del jazz italiano, l’opportunità per 20 giovani musicisti di incontrare realtà artistiche diverse, afferenti a tutto il mondo e poter trarre ispirazione per la propria creatività. Insomma una sorta di rivoluzione “copernicana”!”.
Quali sono stati i punti di forza dell’iniziativa?
A.M.: “Il punto di forza è che la residenza è incentrata sul rapporto e sullo scambio tra musicisti di culture e paesi diversi. La ricchezza del jazz è proprio questa caratteristica, insita alla nostra musica e che naturalmente rende aperti a questo tipo di esperienza. Abbiamo voluto individuare un tutor in ogni città per rendere ancora più fruttuosa la permanenza. I musicisti che hanno affiancato i nostri residenti hanno agevolato i rapporti con gli ambienti musicali e gli artisti del luogo e questo ha permesso di rendere la residenza ancora più ricca. Gli Istituti italiani di cultura hanno accolto con entusiasmo questo progetto aiutandoci a individuare musicisti del luogo adatti ad accompagnare l’artista. E allo stesso tempo abbiamo voluto collaborare per la parte Europea con EJN, una rete di oltre 400 festival di jazz, cercando di mettere in relazione il residente con il network locale. Il rapporto con EJN per la prima edizione è stato solo parziale ma vorremmo svilupparlo meglio nella seconda”.
S.G: “Siamo certi che l’allargare le proprie vedute, vivendo per un mese in un altro paese, sia il mezzo con cui una comunità cresce. L’esperienza di ogni musicista ricadrà dentro la collettività italiana, apportando linfa musicale nuova e consentendo la creazione anche di progetti di scambio tra artisti di paesi diversi. Inoltre, non dimentichiamoci un aspetto fondamentale di AIR: ovvero la sua rappresentatività nazionale. Ogni musicista viene scelto su base regionale, in modo che ogni regione italiana abbia almeno un rappresentante. Questo è un elemento che manterremo anche per la prossima edizione del bando, dato che lo consideriamo essenziale per una mappatura musicale del territorio italiano”.
Il futuro di AIR?
A.M.: “Il futuro di AIR è AIR 2019/2020. SIAE, che ha accolto entusiasticamente il progetto cogliendone immediatamente la forza e l’importanza, ci auguriamo che voglia sostenerlo ancora. Abbiamo stretto rapporti con il Ministero degli Esteri, che ha mostrato grande interesse e un forte apprezzamento per il progetto, credo che ci supporterà per le residenze africane. E poi c’è EJN che sarà fondamentale per tessere rapporti più profondi con il paese ospitante. Quindi il futuro è una straordinaria rete tra MIdJ, SIAE, Istituti Italiani di Cultura e Ministero Esteri e EJN”.
S.G.: “Ha già risposto in maniera esaustiva Ada, per cui “non sunt moltiplicanda entia sine necessitate” come diceva Occam”.
Cosa dobbiamo aspettarci per la serata finale?
A.M: “Una grande festa! Siamo tutti felici di questo splendido risultato. MIdJ, mi preme dirlo, ha lavorato gratuitamente alla realizzazione di questo progetto, perché oltre agli obiettivi legati alle problematiche della categoria, gli ideali che ci muovono sono quelli di sviluppare progetti culturali che oggi non esistono in Italia e che invece potrebbero esaltare e far conoscere la ricchezza della nostra musica e il livello di noi musicisti. E proprio perché il progetto parte da una associazione di musicisti lo curiamo in ogni minimo dettaglio.
S.G.: “Una festa fatta di musica, per ricordarci che dietro tutte le faticose battaglie che MIdJ sta facendo in questi anni c’è sempre come unico obiettivo far crescere e sostenere la musica improvvisata”.
Come sta, secondo te, il jazz italiano oggi?
A.M.: “Il livello di ricerca e di espressione del jazz italiano è altissimo, ma serve la consapevolezza di questo anche da parte delle istituzioni che dovrebbero riconoscere e sostenere una musica che rappresenta una eccellenza della cultura italiana. Molti sono i problemi che ostacolano la “vivibilità” del nostro jazz, ma MIdJ dalla sua nascita ha messo in motoi un processo aggregativo che ora è rappresentato dal lavoro della Federazione IJI. Le 6 associazioni che la compongono (musicisti, festival, jazzclub, etichette, promoter e didattica) hanno iniziato un percorso complesso di costruzione e di dialogo che sarà fondamentale per dare linfa vitale e lustro alla nostra musica e ai suoi protagonisti”.
S.G: “Il jazz italiano è in continuo sviluppo, lo dimostrano i dischi di artisti che seppur giovani sono in grado di interpretare al meglio il suono della realtà contemporanea. Sono fiducioso che a seguito della crescita artistica ci sarà una crescita anche del sistema, fatto che in questi ultimi anni si è determinato grazie alla nascita della Federazione e delle associazioni che ne fanno parte. C’è ancora tanto da fare, ma va anche detto che la creazione di progetti di sistema come AIR e Nuova Generazione Jazz (progetto di I-Jazz per la circuitazione di giovani musicisti in Italia e all’estero) sono iniziative che danno fiducia e credibilità a tutta la nostra collettività”.