Pubblicato il 09/10/2019
La luce abbagliante sulla modernità del jazz: torna “A Jazz Supreme”, la rassegna, diretta da Fernando Fanutti del Musicus Concentus e dal pianista Simone Graziano, giunge alla sua terza edizione. Dopo l’anteprima con il chitarrista Marc Ribot, tenutasi lo scorso 14 settembre in Piazza del Carmine in occasione del Firenze Jazz Festival, la rassegna prende il via sabato 19 ottobre con il trio Aarset/Rabbia/Petrella, sul palco della Sala Vanni per presentare l’album “Lost River”, recentemente pubblicato dalla etichetta ECM, e che segna un’assoluta premiere per il nuovo trio. Il concerto del trio sarà introdotto dal solo inedito della cantante Camilla Battaglia.
Specialista del Fender Rhodes, con numerosi album acclamati da pubblico e crtitica, è invece Jozef Dumoulin (26 ottobre). “Uno dei più inventivi pionieri nel suo genere”, “stregone del piano”, “un mago delle tastiere”; sono molte le parole utilizzate per descrivere questo artista. Con A Fender Rhodes Solo, il primo Solo nella storia di questo strumento uscito per la label francese Bee Jazz, riesce a mescolare sapientemente le musiche del mondo. Ricercatissimo come sideman, Jozef Dumoulin ha inciso e viaggiato in tour con i musicisti più fini nell’ambito del jazz, del rock, della musica improvvisata e della musica tradizionale. In apertura di serata il duo O-Janà formato dalla cantante Ludovica Manzo e dalla musicista elettronica/pianista Alessandra Bossa; questo set è presentato in collaborazione con l’Associazione I-Jazz nell’ambito del progetto Nuova Generazione Jazz, finanziato dal Mibac.
Nel terzo appuntamento di AJS il quintetto Frontal, ensemble guidata da Simone Graziano considerato uno dei migliori pianisti e compositori emersi recentemente nel panorama italiano (8 novembre). Tra i talenti che lo affiancano Gabriele Evangelista al contrabbasso, Stefano Tamborrino alla batteria, il chitarrista olandese Reinier Baas (tra i più rappresentativi musicisti della nuova generazione del jazz europeo) e Dan Kinzelman al sax tenore. In questa occasione i Frontal presenteranno il nuovo album “Sexuality”, in uscita per l’etichetta Auand Records, interamente dedicato alla polifonia e poliritmia africana. In apertura l’ensemble Nerovivo, capitanato da Evita Polidoro a cui si aggiungono Davide Strangio, Nicolò Faraglia e Adele Russotto.
Al calendario della rassegna si aggiunge quest’anno il nome di Aaron Parks, pianista che ha debuttato sulla prestigiosa etichetta Blue Note a soli venticinque anni con “Invisible Cinema”, seguito da altri tre dischi sempre su Blue Note con il trombettista Terence Blanchard. Parks si presenterà alla Sala Vanni (15 novembre) con Little Big, la sua nuova band che in qualche modo continua la traiettoria tracciata nel 2008 da “Invisible Cinema”, con una particolare attenzione alla scrittura melodica, ai ritmi moderni e alla narrativa. Insieme a lui: Greg Tuohey alla chitarra, DJ Ginyard al basso elettrico e Tommy Crane alla batteria. In questa occasione il concerto di Parks sarà introdotto da She’s analog, trio composto da Stefano Calderano, Luca Sguera e Giovanni Iacovella dedito all’improvvisazione radicale.
Il Piano trio, concepito come “nucleo operativo” rispetto ad una visione musicale in cui il materiale oscilla tra atto performativo e “compositività”, è l’ingrediente principale del Giampiero Locatelli Trio che presenta il disco “Right Away” (23 novembre). Nella stessa sera sul palco della Sala Vanni ClarOscuro, la nuova formazione diretta dal contrabbassista pugliese Matteo Bortone, vincitore del Top Jazz 2015 come Miglior Nuovo Talento e già leader dei Travelers, quartetto franco/italiano che si muove tra sonorità d’avanguardia e atmosfere rock, secondo uno schema ben rodato e composizioni a metà tra songwriting e improvvisazioni taglienti. Tutt’altra direzione qui, già a partire dalla strumentazione: il piano trio.
Nel penultimo appuntamento di AJS spazio alla Tower Jazz Composers Orchestra, ovvero l’orchestra residente del Jazz Club Ferrara (29 novembre). L’ampio organico, che prevede la possibilità di turnover tra vari musicisti, è nato come naturale evoluzione di due progetti didattici (The Unreal Book e The Tower Jazz Workshop Orchestra), portando queste diverse esperienze a una rinnovata sintesi forte di una formazione più stabile e un repertorio incentrato su composizioni e arrangiamenti originali.
Affidati alla direzione di Piero Bittolo Bon e Alfonso Santimone, gli elementi mettono in gioco collettivamente le proprie idee musicali con creatività e sorprendente empatia, eseguendo partiture pensate per l’orchestra stessa e rivisitazioni di brani provenienti da varie tradizioni. È così possibile definire la TJCO come un’esperienza orizzontale a dimensione variabile e con un regime partecipativo.
Chiude, il 6 dicembre, la terza edizione della rassegna fiorentina “Mappe per l’Eden”, un progetto di ricerca musicale che unisce due dei gruppi più significativi della scena jazz italiana degli ultimi vent’anni. Si tratta infatti di una fusione tra Dinamitri Jazz Folklore e Open Combo, due gruppi che, oltre a condividere alcuni dei propri musicisti, condividono lo stesso approccio alla ricerca privilegiando la natura sociale della pratica musicale. “Eden” ricostruisce e rielabora il percorso dell’evoluzione musicale dalle origini dell’uomo, svelando quel filo rosso che collega musiche di popoli e di epoche apparentemente distanti tra loro. Evento proposto in collaborazione con Music Pool.
Info e programma: https://www.italiajazz.it/attivita/festivals-e-rassegne/jazz-supreme